Un porno-robot per la ricerca
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Corrado Calza | giornalista | robot | FACE | Technology Hub | porno | Università di Pisa | #iocomunicando
Un ultimo resoconto dedicato al recente Festival Internazionale della Robotica di Pisa mi riporta col pensiero al maggio scorso quando al Technology Hub di Milano ho visitato lo stand della Facoltà di Bioingegneria Elettronica dell’Università di Pisa. Mi sono emozionato, stupito e poi complimentato con uno degli ingegneri dietro il banco per alcuni prototipi di ausili intelligenti che rappresentano il percorso scientifico e tecnico in atto verso la realizzazione delle nostre “cyber-allucinazioni” letterarie e cinematografiche di sempre.
Ammiravo il Fantasy diventare Vision.
Ricordo un sistema per trasmettere la sensazione del tatto a distanza composto da un ditale motorizzato e da una penna da far scorrere su campioni di superfici di grana diversa. E una mano meccanica da comandare muovendo la propria, grazie a una serie di sensori poggiati vicino al gomito.
L’ingegnere che mi illustra e mi fa provare questi suoi lavori è giovane e disinvolto e mi permetto quindi di scherzare un po’ con lui. Però neanche troppo, a ripensarci. Sarò forse cinico, ma tutti abitiamo questo mondo e sappiamo bene come funziona.
Gli dico qualcosa come: bello, stupendo. Io, prima di tutto, questi progetti li proporrei all’industria del porno, mi ci faccio una valanga di quattrini e poi, con calma, da ricco, mi concentro sulle applicazioni medicali. Pensa che effettone farebbe questa tecnologia a bordo di una bambola gonfiabile!
Colgo allora un movimento involontario negli occhi del mio interlocutore e seguo la direzione del suo sguardo spostarsi dal bancone, dove è poggiata la mano meccanica, verso sinistra. Lì, ai limiti dello stand, seduta su una seggiola c’è lei: la bambola gonfiabile della mia – evidentemente non troppo originale – business idea.
Siede composta ma in una posizione un po’ rigida; non ha gli occhi sbarrati né la bocca spalancata ma un'epidermide dall’aspetto ancora gommoso e si muove con la fluidità innaturale di un dispositivo idropneumatico. Indossa un tailleur anonimo ma fa comunque impressione.
Ovviamente è molto di più di una bambola: è Face (acronimo di Facial Automation for Conveying Emotions), il robot antropomorfo progettato per interagire con le emozioni degli esseri umani.
Qualsiasi ulteriore commento più o meno goliardico mi muore in gola.
Resto però convinto della mia funding idea: si farebbero davvero un sacco di soldi! Più che con le charity dinner o il 5x1000 – di cui ho qualche esperienza –, ne sono certo!
E allo sdegno di tutti i benpensanti, moralisti e bacchettoni risponderei con la consueta – controversa quanto realistica – massima macchiavelliana: Il fine giustifica i mezzi.
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