Archive #10: Words on the Screen
On-screen reading is slower, hard and superficial but offers incredible possibilities with respect to books and newspapers. It is no longer an intimate moment but it becomes a "game" to share. (Originally published on: Solidarietà Come n. 378 - 15 Sept 2011- Language: Italian)
PAROLE SULLO SCHERMO
La lettura sullo schermo è più lenta, difficile e superficiale ma offre possibilità incredibili rispetto a libri e giornali. Non è più un momento intimo ma diventa un “gioco” collettivo da condividere
di Corrado Calza
iPad, smartphone e tutti i numerosi tablet disponibili oggi in commercio a prezzi sempre più abbordabili stanno cominciando a essere ben diffusi anche nel nostro Paese, sia tra i giovani appassionati di nuove tecnologie sia tra i professionisti che ne fanno uno strumento di lavoro o, forse più spesso, solo un prezioso status symbol. Potrebbe essere quindi interessante provare ora a capire in che maniera la lettura su schermo sia diversa dalla lettura sulla pagina di carta e come queste differenze influenzino anche il nostro stesso modo di pensare. Esiste infatti, secondo gli psicologi, uno stretto rapporto tra media, linguaggio, conoscenza e pensiero.
Mille distrazioni
Innanzi tutto leggere uno schermo è più difficile e lento rispetto a leggere un foglio. È inoltre una lettura meno accurata, più superficiale e meno coinvolgente.
In parte dipende dal nostro diverso modo di fissare l’attenzione sulla riga scritta. Non è più infatti il nostro occhio a scorrere per seguire le parole una in fila all’altra, ma è al contrario il testo che con il mouse (o con le dita, in caso di touch-screen) noi muoviamo su e giù nello schermo, a destra e a sinistra. Questo, dicono gli esperti, rende la scrittura instabile e mobile quindi meno capace di attirare a sé tutta la nostra attenzione.
Allo sforzo di leggere e capire le singole parole per ricostruire il senso delle frasi, nella lettura a video si aggiunge in più il nuovo compito di comprendere il ruolo e l’importanza che giocano le immagini, le animazioni, le icone, i suoni, i colori, i titoli e gli elenchi puntati o numerati, gli sfondi cangianti, i pulsanti e i bottoni presenti nella schermata. Sono tutti elementi che in qualche maniera, ancora una volta, ci distraggono dalla lettura concentrata sul contenuto del testo.
Ancora, un testo ci appare sullo schermo frammentato senza mai la possibilità di coglierne l’intera lunghezza, a colpo d’occhio, come invece capita per esempio con un libro di cui possiamo intuire facilmente le dimensioni, anche solo dal peso. Questo ci impedisce di capire a che punto siamo, se ancora all’inizio, nel cuore o quasi alla fine, e non ci aiuta a mantenere desta la nostra concentrazione sul contenuto.
Infine è il mezzo stesso una fonte di distrazione. Computer, tablet, smartphone o quant’altro non sono nati solo per mostrare testi ma piuttosto per fare altre decine di cose che con la lettura ben poco hanno a che vedere: telefonare, ricevere e spedire mail, suonare musica, postare un commento su un blog eccetera.
Tutto contribuisce quindi ad allontanarci da ciò che stiamo leggendo, specialmente i link sparpagliati lungo tutto il testo sul video. Certo mai prima di ora abbiamo avuto la possibilità di approfondire le nostre conoscenze in maniera così veloce come da quando Internet ci mette a disposizione di mouse – per così dire – tutte le biblioteche del mondo. Però il rischio è perdersi per strada tra un click e l’altro, fino a dimenticare da dove siamo partiti e credere alla fine di avere letto davvero tutta quella pagina che invece abbiamo soltanto visto per un attimo.
Da personale a condiviso
La lettura sullo schermo ci invita continuamente a prendere decisioni che con il libro, il giornale o quant’altro su carta sono impossibili. Non solo possiamo approfondire immediatamente un argomento o chiarire un dubbio cliccando su un link, ma possiamo anche copiare, incollare e salvare, alterare o personalizzare il contenuto della pagina che stiamo leggendo, trasmettere e postare, in una parola condividere. Grazie alla macchina collegata al nostro schermo siamo cioè in grado noi stessi di produrre e diffondere informazione.
Noi siamo abituati a leggere un libro, un racconto, un articolo di giornale, dall’inizio alla fine e quando è possibile anche tutto d’un fiato. In maniera – come si dice – lineare, seguiamo il pensiero dell’autore, concordiamo con le sue idee o le critichiamo, ma la cosa finisce lì. Davanti a uno schermo invece questa linearità si perde, un po’ a causa di tutte le “distrazioni” che il mezzo ci offre, ma specialmente perché possiamo diventare autori noi stessi. Assumiamo un nuovo ruolo attivo e trasformiamo la lettura da un’esperienza personale a un’esperienza collettiva. Leggere non è più un momento intimo e privato ma diventa una relazione, un rapporto con altre persone che spesso nemmeno conosciamo, ma non ci importa.
Questa è un’altra delle grandi rivoluzioni scatenate dagli strumenti digitali. Anche solo un semplice smartphone che si collega alla rete attraverso un social network, lascia una traccia, deposita un contenuto (con un post su un blog, il commento a un video di youtube o un aggiornamento su un profilo Facebook). Un’informazione che da quel momento in poi è a disposizione di chiunque la voglia e la sappia trovare. Una grande possibilità che però ci obbliga a imparare a valutare bene la fonte da cui arrivano le informazioni. Se tutti hanno la possibilità di diffondere un contenuto, non è però altrettanto detto che tutti siano sempre affidabili.
Leggere e scrivere
Così come sta cambiando il nostro modo di leggere, allo stesso tempo inevitabilmente cambia anche il modo di scrivere: in pratica scrivere per una lettura su schermo non è la stessa cosa di scrivere per una lettura tradizionale su carta.
I testi sono brevi, sintetici e divisi in paragrafi, ognuno introdotto da un titolo ben evidente (in grassetto o colorato) e le parole e i concetti chiave sono segnalati (in corsivo o ancora con un colore diverso). Questo rende la lettura più agevole e veloce ed evita il rischio di perdere l’attenzione del lettore. Si sfruttano poi, come è giusto che sia, tutte le possibilità di interazione che il mezzo mette a disposizione (i link innanzitutto, ma anche i vari “mi piace” di Facebook o Twitter) per assecondare la tendenza spontanea che il lettore ha di “giocare” con il testo, manipolare, far proprie e condividere le informazioni.
Quindi la strada è segnata: sempre più col passare del tempo leggeremo su schermo.
Non è mai successo però che una nuova tecnologia abbia cancellato del tutto una precedente, semmai ne ha preso il posto quando è più affidabile o più economica, insomma quando funziona meglio. Il signor Bic per esempio non si è portato via tutte le penne stilografiche e l’aereo non ha spedito al museo il treno. Certo è però che chi oggi maneggia Internet difficilmente consulta l’enciclopedia in 10 volumi, A-Bac… Val-Z. Molti però conservano ancora un grande affetto nei confronti del “vecchio” libro, per l’odore della carta, la polvere, l’immagine sgargiante sulla copertina, le orecchie sulle pagine che la mamma e la maestra ci dicevano di non fare mai…
Insomma, i nostalgici hanno comunque qualche speranza, almeno ancora per un po’, e insieme a loro remano contro questo progresso digitale anche gli editori che al momento non possono contare su una rete commerciale abbastanza ampia e a prova di pirateria in grado di garantire profitti paragonabili alle vendite del libro tradizionale.