Wishful Thinking per il nuovo anno
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Corrado Calza | giornalista | wishful thinking | Fake News | Prix Italia | Bubble Filtre | Social Media | diversità | #iocomunicando
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Buona lettura...
Le camere dell’eco dove tutti ci barrichiamo durante la nostra quotidianità Social, rappresentano la visione del mondo di ognuno di noi o meglio ancora quello che vorremmo il mondo fosse. Sono una finestra aperta sulle nostre opinioni ed emozioni. L’orticello sul balcone dove coltiviamo (e condividiamo) desideri e speranze. Un’isola felice da cui ogni conflittualità è esclusa – così come escluso resta però anche ogni confronto. Un Nirvana consolatorio e assolutorio che ci rassicurare e ci gratifica. Il regno del tutti per uno e uno per tutti, dove rinforzare le nostre più facili certezze.
Un vero e proprio – come dicono gli inglesi – wishful thinking, ossia ciò che in termini tecnici viene definito come il processo mentale grazie al quale si formano convincimenti e si prendono decisioni facendosi dirigere da ciò che si desidera e non dall’analisi dei fatti. In pratica, il principio del piacere che domina il principio della realtà.
Fantastico! …O quanto meno legittimo, umano.
Il problema sorge quando, con metodo e costanza, gonfiamo le nostre bolle di troppe bufale, storiacce e insulti. Filtrando e flirtando con racconti triviali di facile presa e improbabili sensazionalismi, come se per assurdo proprio questo malanimo fosse il cuore di ogni nostra opinione, emozione, desiderio e speranza.
Allora, “Se tutto questo whishful thinking, cioè la cattiva notizia, la notizia che ti resta dentro, che ti colpisce, viene moltiplicata così velocemente (attraverso i media digitali n.d.r.), il rischio finale qual’è? C’è un rischio finale?”
Riprendo e faccio mia la domanda che Gerardo Greco (Direttore della testata Giornale Radio e Direttore di Radio1) ha rivolto ai colleghi presenti all’ultimo workshop del Prix Italia 2017.
Sì, un rischio finale c’è, ovvio. Ed è proprio “un pericolo dal punto di vista sociale” (sempre Greco) che va oltre i numerosi esempi lampanti e recenti.
È un allarme che scatta quando le due visioni del mondo – quella percepita e quella immaginata – finiscono per coincidere. Quando lasciamo che il desiderio le sovrapponga per il solo gusto di conquistare un minuto di viralità. Quando cediamo alla seduzione di un web zona franca dove impuniti insultare ad alzo zero, solo per generare traffico. Quando attraversiamo la quarta parete tra reale e virtuale e soddisfatti vediamo prendere corpo la nostra voglia di assistere all’allucinazione che influenza concretamente la percezione, per confermare i presupposti di una, dieci, cento narrazioni dozzinali di disgusto compiaciuto; una, dieci, cento profezie che si auto avverano.
È un pericoloso cortocircuito tra ciò che crediamo il mondo sia e ciò che vorremmo il mondo fosse, pericoloso fintanto che si nutre di estremismi, apocalissi e irrimediabili sciagure, poiché anche il sistema mediatico reagisce come tutti gli altri: “garbage in garbage out”.
Io però, a dispetto di tutto questo, rimango fiducioso, per restare in tema di wishful thinking. E accolgo benevolmente persino i caparbi sostenitori della dittatura del buon umore, autori di tutti quegli insistenti e insulsi messaggi intrisi di gattini, buon-giorno-caffettino e melense massime filosofiche da cioccolatino.
Parlando invece più seriamente, al di là del ruolo che potranno avere nel tempo educazione e formazione, credo che prima o poi inevitabilmente la nostra insana passione, la smania e persino l’ossessione per questo (ancora) nuovo giocattolo, andrà scemando o forse soltanto si trasferirà verso un nuovo (s)oggetto. Allora tutto tornerà ad acquistare un aspetto più dignitoso, progressivamente e con naturalezza. Certo purtroppo ancora qualche danno collaterale, qualche esternalità negativa, da qui ad allora, saranno inevitabili, ma resto convinto che sapremo cavarcela ugualmente.
Il mio wishful thinking è: un giorno ci stancheremo di avere sempre paura della diversità e impareremo a godere di quell’immensa varietà del mondo che, paradossalmente, proprio Internet ci mette così facilmente a portata di mano.
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