Viva Capitàn Gay

26/10/2014 17:53

Vado a memoria: ricordo uno spot Ikea, una campagna McDonald’s, la polemica Barilla e ora Findus che destituisce il suo Capitàn in favore delle “Gustose sorprese”. A quanto pare, la coppia, la famiglia omosessuale è ormai ufficialmente di casa anche nella pubblicità - come già da tempo è protagonista di programmi giornalistici, di approfondimento, film, sitcom, reality, eccetera. Così tanto di casa da avere pieno diritto di accesso al luogo sacro per eccellenza, emblematico e simbolico dell'ambito familiare nella sua declinazione più tradizionale: la cucina.

Tralasciando qui l’aspetto di opportunismo commerciale e di branding, consideriamo solo il fatto che non è nuovo ai media il ruolo di agenzia rivolta alla mitigazione dei contrasti, per il recupero delle devianze e delle altre derive sociali. È capitato alle sottoculture giovanili degli anni '60 e '70, in primis al punk, quando i media banalizzarono i segni della contestazione dandoli in pasto all’industria della moda, vedi i jeans worn-out, gli anfibi militari griffati Dr. Martens e il piercing.

Ora tocca ai gay: sottratti al novero delle “diversità”, si ritrovano iscritti a tutti gli effetti nella “normalità televisiva”, per diventare un’altra famiglia felice della pubblicità. E l’operazione non poteva scegliere momento migliore: tanto delicato quanto propizio. Il dibattito sociale in materia di stato civile è da qualche tempo infatti così acceso da coinvolgere non solo l'intellighenzia progressista ma anche gli ambienti più tradizionalmente conservatori come certa politica di destra e persino la Chiesa.

Voto alla donna: 1948; divorzio: 1970; aborto: 1978. Ora sembra proprio giunto il tempo per un nuovo passo avanti in tema di diritti civili e umani e, nel nostro piccolo, questa volta, molti di noi che si occupano di media potranno dire: “Io c’ero ed è un po’ anche merito mio!”


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