Vincere i Bias cognitivi
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Corrado Calza | giornalista | content | #bias | #diversity | #inclusione | #iocomunicando
Facciamola facile: i Bias cognitivi sono in pratica stereotipi, preconcetti, pregiudizi e luoghi comuni. Possiamo immaginarli come scorciatoie mentali che indirizzano il nostro pensiero verso la conclusione più semplice e veloce.
Proviamo a fare qualche primo facile esempio. I Bias cognitivi entrano in gioco:
- quando incontriamo in ascensore il collega disabile e ci meravigliamo se non lavora al centralino;
- quando incontriamo l’ingegner Brambilla e ci meravigliamo se non è un uomo;
- quando incontriamo il parrucchiere di nostra moglie (o di nostra figlia) e ci meravigliamo se non è gay.
I Bias cognitivi interessano ogni aspetto della vita, professionale e non. Sono filtri che applichiamo allo sguardo sul mondo per adattare la realtà alle nostre convinzioni.
Perché usiamo i Bias cognitivi
Il cervello è pigro, predilige il minimo sforzo e ama lavorare “in automatico”. Si basa su categorizzazioni preesistenti e consolidate – i Bias cognitivi appunto – che ci permettono di rispondere in maniera rapida ed efficace, risparmiando energia. Arrivare subito alla soluzione ci regala sì senso di benessere, ma allo stesso tempo:
- ci illude sull’oggettiva veridicità delle nostre opinioni,
- ci convince a posteriori della correttezza delle nostre scelte.
Per prendere le nostre decisioni, ricorriamo quindi spesso a idee precostituite, al senso comune, alle opinioni che confermano un nostro sistema di pensiero preesistente, senza esaminare la situazione nella sua interezza, incapaci di cogliere quindi una “verità” se è contraria a nostri interessi (© Theodore Dreiser).
Come funzionano i Bias cognitivi
Quattro sono i principali stratagemmi che il nostro cervello adotta per garantire una risposta soddisfacente in termini di efficacia ed efficienza:
- Semplifica: quando il tempo per affrontare il compito o approfondire l’analisi non è sufficiente, il cervello adotta la soluzione più facile o consueta. (Es.: Si fa più in fretta a buttare che a riparare.)
- Generalizza: quando le informazioni e le esperienze dirette sono scarse, il cervello inferisce da un singolo elemento una regola generale. (Es.: Giovanni ha già sbagliato una volta, quindi…)
- Seleziona: quando le conoscenze in materia sono, invece, superiori alla nostra capacità di elaborazione, il cervello privilegia quelle che meglio confermano le ipotesi iniziali. (Es.: Sì, lo so che hanno vinto tanti premi, ma io sono stato lì una volta e ho visto come lavorano. Poi, guarda! C'è anche un commento negativo! No, io confermo il mio veto.)
- Associa: quando la situazione è ignota, il nostro cervello cerca situazioni simili per cui ha già prodotto delle risposte soddisfacenti. (Es.: Quello nuovo arriva dalla sede di Palermo? Prepariamoci: sarà sempre in ritardo con le consegne come tutti gli altri suoi colleghi.)
I Bias cognitivi più comuni in ambito professionale (ma non solo)
La letteratura specializzata indica oltre un centinaio di Bias cognitivi. Vediamone rapidamente i principali.
- Il Bias di somiglianza (o affinità) scatta quando crediamo che le persone a noi affini siano migliori.
- Il Bias di genere scatta quando pensiamo che uomini e donne abbiano abilità intellettuali diverse o, meglio, che le donne abbiano sostanzialmente minori abilità intellettuali.
- Il Bias di conferma scatta quando sottovalutiamo le prove materiali o l'opinione del gruppo di colleghi (o amici) in favore di ciò che conferma la nostra opinione, che supporta la nostra ipotesi di partenza o che rinforza la nostra autostima.
- Il Bias di distanza scatta quando scegliamo la soluzione più facile da ottenere, più vicina in senso spaziale o più prossima in senso temporale.
- Il Bias egocentrico scatta quando ci sentiamo migliori degli altri e sopravvalutiamo la stima altrui e la misura dell'accordo con le nostre idee.
- Il Bias di attribuzione scatta quando attribuiamo i successi alle nostre capacità e i fallimenti a fattori esterni.
- Il Bias di ancoraggio scatta quando ci facciamo convincere dalle prime informazioni ricevute (in altre parole, dalla prima impressione).
Vincere i Bias cognitivi
Abbiamo fatto il primo passo e abbiamo conosciuto, anzi riconosciuto, il nostro nemico. Ora quindi anche noi siamo pronti a gridare: «Si può fare!!!» (© Frederick Frankenstein).
Bene, bravi. Ma come si può fare?
- Bias cognitivi associati a persone. Il “trucco” è imparare a incontrare, ascoltare e conoscere l’altro e cercare similitudini negli obiettivi e nei valori. Il fine è riuscire a superare la diffidenza e considerare questo altro non come un ostacolo ma come uno stimolo per pensare fuori dagli schemi, quanto meno dai propri, per potenziare le reciproche capacità e condividere ricchezza e valore.
- Bias cognitivi associati a situazioni particolarmente complesse. Il “trucco” in questo caso è provare a esaminare la situazione in maniera più distaccata, dilatando il perimetro del proprio osservatorio per immaginare uno spazio di intervento più ampio. L'obbiettivo è escludere automatismi e stereotipie che tengono conto solo degli aspetti più superficiali dei problemi senza impiegare il pensiero critico e indagare a fondo.
Viviamo nell'era dei Cigni Neri, il nostro sistema quotidiano, interconnesso e interdipendente sotto il profilo economico e culturale, è esposto a eventi eccezionali, imprevedibili e per nulla rari. Negoziare e mediare con questa complessità – dentro e fuori l’azienda – richiede impegno, sforzo e grande coralità. Se ogni parte in gioco non diventa parte attiva, non si potrà creare quella nuova cultura d’impresa e, in senso più ampio, quella nuova civiltà alla base di un nuovo modello di costruzione del valore, ancora una volta, dentro e fuori l’azienda.
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