Tags:
Ve lo dico da viaggiatore ancor prima che da formatore in campo linguistico. Sorridete! È l'unica, quanto meno la principale, regola. Easier said than done. Anzi, il contrario: Easier done than said!
Ferie, agognate ferie! Magari all'estero e magari anche in paesi lontani dai percorsi mainstream dove l'inglese non è necessariamente diffuso, spesso neppure nella sua versione local, ossia meravigliosamente combinato con l'idioma nativo in una lingua meticcia e affascinante.
Perciò, se non fate parte di un Gruppo Vacanze Piemonte (aka no Alpitour? Ahi ahi ahi…) ma piuttosto amate definirvi figli della Lonely Planet, molto probabilmente vi troverete a confronto con indigeni non sempre abituati al turista e quindi in difficoltà a comunicare con voi se non nella loro lingua madre.
Come rompere il ghiaccio allora in simili casi, prima di dare il via a un'improbabile dialogo nella Lingua Dei Segni, per chiedere indicazioni stradali o consigli su alberghi e ristoranti? Banale: con il sorriso. Uno vero però, non quello delle foto sulla carta d'identità. Il sorriso che i bravi operatori del Servizio Clienti fanno passare attraverso il telefono. Puntate la persona a cui volete rivolgere una domanda e, fin da lontano, inchiodatelo sfoderando il vostro migliore sorriso. Vi garantisco che funziona anche con gli inglesi (con i francesi non lo so).
Se poi volete proprio strafare e avete buona memoria, oltre che molta faccia tosta, potete anche imparare qualche breve espressione chiave nella lingua ospite – doberdàn, sabbàh alchìri, zaoàn... – e così approcciare l'interlocutore. Per apprendere la corretta dizione di queste semplici frasi, potete facilmente ricorrere a Google Traduttore che, cliccando sul pulsante con l'icona altoparlantino, vi legge la pronuncia.
Garantito: funziona! Lo sostiene anche Ben Russell, ingegnere e curatore della mostra Robots in corso al Museo della Scienza di Londra fino a 3 settembre: anche nell'interazione uomo-macchina il sorriso è la chiave per incoraggiare e facilitare il dialogo.
