Una questione di qualità (perduta)
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Corrado Calza | Milano | comunicazione | giornalista | lavoro | Social Media
Cito a memoria da una recente pubblicità radiofonica: “Prima di decidere il ristorante per la serata consulti le recensioni online? Quando scegli l’albergo delle vacanze leggi tutti i commenti degli altri utenti? Allora non comprare un automobile qualsiasi ma prova XYZ la più venduta in Europa…”
Difficile sintetizzare con maggiore efficacia questo particolare aspetto della nostra attuale situazione. (Il pensiero creativo “funziona” meglio quando i mezzi e le possibilità sono limitati.) Troppo spesso infatti succede che, invece di rivolgerci a un professionista, preferiamo ascoltare il mood della community, rinunciando così a tutto il valore aggiunto di un’expertise acquisita sul campo in anni di attività. E non solo nelle questioni personali ma anche in ambito lavorativo e, quel che è peggio, anche in ambito imprenditoriale.
Certamente costa meno – in termini economici – e si fa più in fretta: niente appuntamenti, file, permessi… ma è un rapporto orizzontale tra pari, senza il passaggio di specifiche competenze e che quindi non offre nemmeno reali garanzie. Per citare nuovamente la pubblicità, scegliere il ristorante o l’albergo con il maggior numero di “I Like” non è come adottare lo spazzolino più consigliato dai dentisti italiani.
Oltre oceano qualcuno la chiama Fast Food Philosophy: tutto in fretta e a basso costo. Il livello di qualità non ha importanza, non è un fattore chiave. Anche i collaboratori, preferibilmente giovani e svelti, vengono assunti con contratti atipici per poter costare poco ed essere facili da licenziare. Se non hanno sufficiente esperienza, fa niente. Così, proprio grazie a questa business strategy fondata su approssimazione e dilettantismo, molte start-up nazionali finiscono per andare a ingrossare le fila, ormai già ben nutrite, delle imprese che chiudono i battenti poco dopo l’avvio.
È un gatto che si morde la coda, un circolo vizioso che contribuisce a perpetrare le condizioni all’origine di questa crisi e che allo stesso tempo ne alimenta gli effetti negativi su industria, occupazione, Prodotto Interno Lordo, politiche sociali e fiscali… D’altro canto però, come biasimare chi, in un simile contesto economico globale, opta per soluzioni a breve termine favorendo il proprio guadagno qui e ora?
Segnali di un’auspicabile inversione di tendenza, seppure allo stato embrionale, sembrano tuttavia arrivare sia dalle rilevazioni ISTAT che dal mondo della pubblicità. Sullo stesso quotidiano nazionale, qualche giorno fa, notizie che riferivano di una qualche ripresa nella fiducia delle imprese italiane e la pubblicità di una clinica specializzata che, a pagina intera, attaccava la concorrenza facendo leva proprio sul valore costo-qualità. “La tua salute non è low cost.” recitava il messaggio diretto contro il cosiddetto “turismo odontoiatrico” che offre cure a “tariffa agevolata”.
Forse la tanto agognata luce sta davvero comparendo in fondo al tunnel e, seppur lentamente, potremmo anche provare ad avvicinarla. Se il governo tiene, magari, un giorno…