Un tablet in ogni parrucchiere

16/10/2017 15:10

Vengo dalla carta stampata, l'anagrafe non mente, e spesso frequento circoli dove ci si domanda quale sarà la sorte di quotidiani, periodici e persino dei libri in questa rivoluzione digitale permanente. Io la mia risposta – quanto meno una speranza – ce l'ho. Se è vero che in rete si prediligono contenuti di entertainment (per l'Italia si vedano i dati 2017 di comScore), allora è verosimile immaginare una progressiva polarizzazione delle specificità tra media tradizionali e media digitali.
Da una parte cioè infotainment, gossip, cronaca, spettacolo, turismo eccetera. Dall'altra inchieste, approfondimenti, analisi, reportage... insomma giornalismo serio, noioso (si dice: “Premium”). E una volta aggirata la boa del pubblico formato dagli anziani conservatori, ancora affezionati al loro rotocalco patinato, lo scenario dovrebbe stabilizzarsi e così alla fine dal parrucchiere – come dal barbiere, ben s'intende – troveremo tutti il nostro bravo tablet.
Ferma restando, naturalmente, l'inevitabile necessità di una politica crossmediale dell'offerta, in cui la forza di un brand tradizionale resta garanzia di autorevolezza e di tutela del patto editoriale e pubblicitario anche onLine.

Sarà un percorso lungo? Oppure rapidissimo, come vuole la contemporaneità? Non saprei dirlo, ma di certo ha già avuto inizio. L’acceso dibattito sulle Fake News, protagonista anche dell’ultimo Prix Italia con l’hashtag BackToFacts, sta obbligando il giornalismo mainframe a rivedere profondamente i propri standard di qualità, per poter rappresentare una valida alternativa autorevole per tutti coloro che si informano prevalentemente attraverso le piattaforme Social e con UGC, specialmente i più giovani.

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