Trasformazione digitale: lo Storytelling diventa facile

18/05/2020 12:46

Questa è una foto del mio vicino di casa, il signor Antonio, pensionato della vecchia guardia, ormai vedovo di lungo corso. Tutte le mattine lo incontravo all’edicola in fondo alla strada, se non era già al bar di fronte che beveva il suo caffè e leggeva il giornale. Dicono che sia un forte giocatore… Di scopone scientifico e un assiduo frequentatore del Centro Anziani di quartiere. Conduceva un’esistenza semplice e regolare, che l’emergenza sanitaria gli ha stravolto.
Oggi ha ripreso un po’ a uscire, certo, ma come e quando può. Io sono preoccupato perché temo che se ne stia tutto il giorno assopito in poltrona davanti alla televisione da quando non può più andare a giocare con gli amici. Il cervello è un muscolo, bisogna tenerlo in esercizio. Non si può smettere senza conseguenze. Io non lo conosco bene ma comunque, accidenti, mi dispiacerebbe.
Ora è sul suo piccolo balcone ad annaffiare un vaso i gerani; io sul mio non ho nulla da annaffiare, guardo solo fuori. Mi vede, indossa imbarazzato la mascherina e mi saluta. Ricambio il saluto e lui inizia a raccontarmi di suo figlio che ha messo su famiglia in Germania e che si telefonano con Sckaìp’, che vede le foto dei nipotini su Feiscbùk’ e che quindi sta tranquillo. Gli occhi gli sorridono.
Il suono di una notifica arriva dal suo appartamento. Con una cortesia quasi cerimoniosa chiede il permesso di potermi lasciare: sta per cominciare la partita nel computer. È collegato con gli amici del circolo e adesso fanno così. Meglio di niente, conclude, e rientra.
E bravo il mio signor Antonio che ha imparato a giocare onLine! Io lo so cosa pensa tutte le volte che accende il computer o vede i nipotini sullo smartphone, lui pensa: “Benvenuto digitale!”

 

Storytelling efficace

Quella che avete appena finito di leggere potrebbe essere la bozza di un episodio per un’ipotetica campagna che promuove la digitalizzazione in Italia, intitolata “Benvenuto digitale!”
È un esercizio di storytelling dove troviamo i principali elementi che una certa scuola di pensiero sul tema raccomanda:

  • Un personaggio credibile che suscita empatia attraverso un’esperienza umana autentica.
  • Un’ambientazione realistica, comune e condivisa.
  • Un desiderio, un’ambizione, una necessità, che il pubblico destinatario della storia considera di valore, e uno o più ostacoli che ne impediscono la realizzazione.
  • Una linea narrativa che si svolge al tempo presente.

Adotta, infine, una delle cosiddette Sette trame fondamentali, nello specifico “La rinascita”.

Lo storytelling si rivela in molti casi uno strumento di comunicazione intenzionale molto più efficace rispetto un messaggio costruito in forma tradizionale, per diversi motivi.

  • Si basa sull’evidenza che la maggior parte delle nostre decisioni ha un’origine emotiva.
  • Influenza il nostro modo di attribuire valore a un tema, in termini di importanza, qualità e utilità.
  • Favorisce il processo di memorizzazione perché, in quanto racconto, scavalca il piano razionale e interviene direttamente a livello emotivo, dove è più facile vincere un’eventuale resistenza.
  • Nel caso specifico, aiuta il processo di cambiamento perché fornisce esempi della trasformazione da compiere anziché limitarsi a indicare una serie di comportamenti da adottare.

 

Spunti utili

Il tempo che stiamo vivendo è destinato a influenzare la nostra vita futura a 360 gradi, più di quanto oggi riusciamo nemmeno a immaginare. Darà verosimilmente vita a un nuovo modello culturale (la cosiddetta “Nuova normalità”) in cui il digitale, inutile a dirsi, giocherà un ruolo primario. L’Italia oggi è la sbigottita protagonista di un grande esperimento sociale di digitalizzazione di massa che ha esautorato di fatto Commissari al digitale e Ministri dell’innovazione, Comitati tecnico-scientifici, gruppi di ricerca, Task Force, team digitali, cabine di regia, Road Map e crono-programmi. L’intero sistema, benché colto di sorpresa, ha prodotto autonomamente una risposta straordinaria. Ora l’obbiettivo è raggiungere anche i soggetti ancora poco attivi su questo fronte, entrare cioè nella famiglia italiana, perché ristabilire le condizioni e le abitudini precedenti, per semplice comodità, è impossibile.

Su questo fronte è lo stesso cambiamento in corso a offrire una lunga serie di spunti utili a chi di mestiere fa storytelling.

  • Quanti personaggi credibili che suscitano empatia e che hanno attraversato (o stanno attraversando) un’esperienza umana importante conosciamo?
  • Quale ambientazione realistica, comune e condivisa può essere migliore delle nostre città, dei nostri stessi quartieri?
  • Quanti desideri, ambizioni, necessità ostacolati abbiamo visto poi realizzarsi grazie proprio all’intervento del digitale?

Basta insomma guardarsi attorno per trovare gli elementi chiave con cui costruire un messaggio efficace, in qualsiasi ambito e quindi anche per favorire il cambiamento culturale necessario alla trasformazione digitale nel nostro Paese. Perché di cambiamento culturale si tratta, non basta divulgare abilità e competenze o distribuire tecnologia abilitante. Per convincere il cittadino ad accogliere positivamente un’idea, anche se così innovativa, la leva su cui agire è l’emozione che, come abbiamo visto, costituisce il fondamento dello Storytelling e il presupposto determinante della sua efficacia.

 

Duri e puri

Alcuni comunicatori, per formazione, non sono abituati a raccontare storie. Io sono fra questi. Preferiamo i dati noi e le interpretazioni qualificate. Poi però, ammettiamolo, alla fine una storia tutta nostra ce la facciamo comunque, magari con un pizzico di vergogna. E la decisione, se una decisione bisogna prendere, la prendiamo anche noi sull’onda dell’emozione e del gusto. A posteriori cerchiamo poi le ragioni razionali della nostra scelta e di norma ci piace credere sempre di trovarle. In fondo però nemmeno noi sappiamo sfuggire alla “ragione del cuore”.

Dicono sia inevitabile… Non è colpa nostra.

 

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