Social Media al bivio

14/12/2020 12:27

In un suo intervento al Festival della Comunicazione di Camogli, la scrittrice Alessia Gazzola faceva notare come, fino a qualche anno fa, entrare in contatto con il proprio scrittore preferito fosse molto complicato. Si spediva una lettera all'editore, qualcuno la smistava, qualcun altro la vagliava, qualcun altro ancora, forse, la recapitava all'autore che, solo alla fine di questo lungo processo, eventualmente rispondeva al mittente.

In tempi più recenti, il processo di avvicinamento tra lettore e autore ha iniziato a prendere corpo. Forum e blog hanno permesso al pubblico, in prima battuta, un contatto più stretto con l'oggetto autoriale, offrendo la possibilità di appropriarsi del prodotto artistico in maniera più intima e personale e assolutamente inedita. Grazie a Internet, i gruppi di lettura hanno superato i loro limiti geografici e le Fanfiction conquistato una crescente importanza, spingendosi anche al di fuori degli ambienti strettamente amatoriali.

Con l'arrivo dei Social Media, non solo il contatto diretto tra le parti è stato finalmente possibile, ma è stato anche ricercato dagli stessi autori, che in quel contatto hanno imparato a trovare conferme o critiche di prima mano al loro lavoro, se non proprio nuovi stimoli e ispirazione.

Avere però una presenza attiva sui Social (Facebook, Twitter, Instagam, Tik Tok, YouTube, Pinterest…) richiede tempo e impegno che non sempre sono disponibili e per questo esistono i Social Media Manager. Così però lettori e autore tornano paradossalmente ad allontanarsi (anche se non all'apparenza), come ai tempi delle lettere spedite all'editore.

 

La polemica politica

Assistiamo quotidianamente a un fenomeno del tutto simile anche in ambito politico. I media digitali sono considerati uno strumento in grado di avvicinare l'uomo politico all'elettorato e l'elettore all'uomo politico. In grado di affiancare l’impegno dell'infotainment televisivo nel riconciliare i cittadini con la Politica, rendendola un qualcosa di “pop” e quindi meno lontana. Ma è un compito irrealizzabile: presidiare i Social infatti assorbe anche il tempo del uomo politico, come si diceva prima dell’autore letterario. L’unica soluzione possibile è anche in questo caso il Social Media Manager che

  • se da una parte garantisce professionalità alla comunicazione (onde non confondere i libanesi con i “nostri amici libici”, © Manlio Di Stefano, 2020),
  • dall’altra però alimenta con il suo lavoro la crisi della struttura democratica, orizzontale e interattiva delle piattaforme Social, che naufragano nelle loro stesse anomalie autoreferenziali e autocelebrative.

La verticalità gerarchica, che viene così ripristinata, permette all'uomo politico di conservare in sostanza le chiavi del gioco anche qui, nel grande regno della disintermediazione, seppur per interposta persona.

I selfie in piazza o nell'intimità, le Stories su Instagram o le dirette Facebook, se organizzate con professionalità, assicurano:

  • pollici alzati ed engagement,
  • polarizzazione dell'elettorato e radicalizzazione delle opinioni,
  • copertura da parte dei media mainstream che inevitabilmente riprendono la notizia.

Quest’ultimo risultato consente inoltre allo stesso uomo politico di:

  • dettare la carta dell'informazione,
  • decidere i temi in agenda,
  • proporre narrazioni alternative e versioni dei fatti differenti da quelle maggioritarie (fake news incluse),
  • imporre cornici interpretative preordinate.

Vantaggi di cui è inutile sottolineare qui l’importanza.

 

Piattaforma oppure editore?

Questa è in estrema sintesi la domanda al centro del dibattito: i Social Media sono "engagement platform" (piattaforme di ingaggio), quindi meri aggregatori di contenuti prodotti dagli utenti (User Generated Content), oppure sono editori a tutti gli effetti, con una propria linea editoriale ben precisa, una discrezione editoriale e quindi, alla fine, responsabili in prima persona di quanto pubblicato? Le prese di posizione di Facebook e Twitter in tema di fake news, durante le ultime due campagne elettorali negli Stati Uniti, hanno sollevato un ampio interesse intorno alla questione.

Le label “Disputed by”, inserite in calce ai post e ai tweet o la radicale rimozione di intere campagne definite “misleading”, evidenziano un netto cambio di passo e sembrano rispondere alla crescente domanda di attendibilità anche nell’informazione onLine – rilevata già dall’edizione 2018 del Rapporto biennale Infosfera secondo cui:

Per l'87% degli italiani i Social Network non offrono più opportunità di apprendere notizie credibili.

Questo nuovo atteggiamento, assieme a una maggiore attenzione alle policy di sicurezza, espone però i Social Media anche a critiche di non poco conto sulla loro stessa indipendenza e trasparenza. Ma la mediazione è nella natura stessa dei mezzi di comunicazione di massa e ogni mediazione è per sua stessa natura di parte, schierata. Quindi inevitabile.

 

Informazione, protagonismo e audience

La domanda di corretta informazione che arriva da una parte dell’utenza, la voglia di protagonismo che permane nell’altra parte dell’utenza e il bisogno di un’audience sufficiente a sostenere il modello di business sono i vertici di un triangolo ideale dove riconosciamo le difficoltà a cui gli operatori dovranno a breve trovare soluzione. Prima tra tutte, la necessità di mantenere alta la qualità dei contenuti distribuiti, così da trattenere gli investimenti pubblicitari. Informazione vs protagonismo vs audience.

La diaspora dalla televisione tradizionale è ormai acclarata – secondo l’edizione 2020 del Report TV dell’Area Studi Mediobanca:

Nel 2021 la tv via Internet supererà per la prima volta il digitale terrestre.

Così come sistemica è la migrazione di Social in Social a cui assistiamo con regolare periodicità ormai da tempo.

E domani? Dove andremo a cercare la nostra biblioteca di Alessandria che sappia però, allo stesso tempo, anche essere il nostro porto franco, il megafono senza filtri del nostro ego? Chi può dirlo!
Immaginare ora cosa ci aspetta dietro l’angolo del prossimo giocattolo social-tecnologico è un esercizio della fantasia difficile da compiere, esattamente come sarebbe stato difficile, nei primi anni del nuovo secolo, in casa Zuckerberg e soci, immaginare il rivoluzionario sviluppo antropologico dell’universo Social Media come oggi lo conosciamo. In un mondo che dal 2017 conta più SIM che persone.

 

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