Smartworking in Virtual Reality
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Corrado Calza | giornalista | content | #smartworking | #realtàvirtuale | #coworking | #VR | #iocomunicando
Questo è lo scenario che accoglieva le pause pranzo del mio smarworking settembrino, il panorama che il Signore ha immaginato per l'angolo di Mondo in cui mi trovavo. Il bosco aggrappato al monte oltre il fiume e, più sotto, il giardino del vicino che, come tutti sappiamo bene, è sempre più verde anche perché: 1) se lo cura lui e 2) lo fa di mestiere in quanto vivaista.
Ora sono tornato a Milano per poter riprendere le mie attività in aula e, quando trascorro la pausa pranzo a casa, davanti a me si staglia, scura e stipata, la libreria del salotto. Quella libreria che uso sempre come sfondo nelle videocall e nella FAD per far vedere che anch'io... Quella libreria che un designer IKEA, il cui cognome finisce sicuramente in 'sson', ha pensato per il mercato EMEA.
Che tristezza! Quasi quasi è meglio quando mi mangio un panino al volo tra un cliente e l'altro in Buenos Aires o in piazza Tre Torri, almeno guardo un po' il via vai della gente che passa.
Ma adesso? Potrei srotolare lo schermo del proiettore e proiettare proprio questa foto, forse mi aiuta. Niente, anche perché manca l'arietta profumata di montagna e dubito che un ventilatore con attaccato davanti un Arbre Magique possa funzionare.
E poi comunque se giro la testa a sinistra vedo il frigorifero e a destra la cucina a gas. Ci sono! Mi metto gli occhialoni della VR e trovo – da qualche parte onLine ci sarà, no? – un qualche file Mp4 o MKV di "montagnoso" a 360° da guardare.
Per il sonoro nessun problema: "1-Hour-Of-Relaxing-Bird-Songs-In-Wood-Birds-Chirping.mp3", 57'.36" di cinguettii boschivi assortiti. E se dal vero il fiume è troppo lontano per poterlo sentire, nella mia realtà virtuale io ce lo metto lo stesso, ma senza esagerare: "forrest_creek_slowly_flowing.mp3". Però che tentazione sovvertire le leggi della natura e mescolare grilli e cicale, gabbiani e civette, Gange e Cascate del Niagara in un Eden indoor senza luogo né tempo.
Ma è fantastico! Se tanto mi da tanto, potrei anche visualizzare arrosto di cinghiale, bacche di ginepro e chiodo di garofano, con contorno di polenta taragna e un boccale da litro di stout da 7,5° mentre invece mangio würstel di seitan, curcuma e aneto, con vellutata di ceci e quinoa e bevo acqua a basso contenuto di sodio.
Che tristezza... Specialmente il würstel di seitan!
Ho capito, ci rinuncio. Giro il tavolo e guardo fuori dalla finestra della cucina. Sai che sballo! Oltre il filare di alberi praticamente ormai spogli, una schiera di tende chiuse e balconi disabitati. Solo raramente appaiono donne, in tutona e ciabatte di spugna, cellulare in una mano e sigaretta nell'altra.
Voglio tornare in montagna! E lì aprire un resort co-working well-being relax yoga detox... Mmmh, troppo complicato... Però, aspetta... Facciamola più semplice, molto più semplice: area co-working + albergo a tema = area co-working a tema. Lo insegno sempre che la creatività è (anche) combinare due elementi (solo apparentemente) distanti tra di loro. Si fa: un ambiente marittimo, un ambiente di montagna, un ambiente con vista sullo skyline di New York, un ambiente in notturna con le lucine dei grattacieli o il firmamento che rotea come nel planetario, un ambiente su Marte e, in un angolino, un paio di stanze "privé" più piccole con gli oblò del jet privato o dello yacht a vela, ma è solo un esempio. Mamma quante belle idee! E poi eventi come se non ci fosse un domani: cene aziendali, team building, incentive, tutto naturalmente a tema.
In fondo cosa ci vuole: un capannone dismesso non troppo lontano dalla città, un'architettura di pareti mobili, proiettori, diffusori di profumi, un sistema di diffusione sonora, un impianto di riscaldamento/raffrescamento, scrivanie e sedie comode, tante prese elettriche, un wi-fi da competizione, un programma di manutenzione, servizi igienici, un servizio bar o anche solo una saletta con le vending machine, un servizio di guardiania e sicurezza, pannelli solari a go-go e un po' di permessi. Beh, insomma... Un po' di roba ci vuole e sicuramente mi sono dimenticato qualcosa, d'altra parte è solo uno spunto, venuto così, estemporaneo. E già, caro il mio inventore startupper della domenica, sai cosa ti sei dimenticato? I soldi, i fondi, il finanziamento! Vabbè, come si dice: sognare non ha prezzo.
La signora del balcone di fronte nel frattempo ha finito sigaretta e telefonata ed è rientrata. Io allora torno al mio piatto di prelibatezze "ready-to-(h)eat" che alle tre ho lezione in Porta Romana. Ho capito: 'sta sera tornando a casa mi compro un genepì.
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