Qualcuno mi racconta una storia?

02/11/2017 12:34

«Papà mi racconti una storia?» Ma la mia leonessa bionda, con le coperte tirate fin sopra le orecchie, non vuole una storia qualsiasi: vuole la sua storia, vuole la nostra storia. E la vuole anche raccontata sempre con le stesse parole, se possibile. Poi (...per fortuna) dopo solo poche frasi si addormenta, ma non importa. Un amico psicologo mi spiegava che più di tutto è un rito, una ricerca di sicurezza per esorcizzare la paura della scoperta quotidiana. Un gesto di intimità con il genitore designato a quel compito e che “fa famiglia”.

Anche a noi adulti piace farci raccontare delle storie. Abbiamo romanzi, film, serie tv ma anche programmi verità e docufiction. Abbiamo i brand, fonte di autorevolezza, e la pubblicità che ormai ha perso i suoi accenti più didascalici di “messaggio con finalità promozionali”. E la politica che ha abbandonato la propria retorica più ambigua e gli slogan da Prima Repubblica. Detto per inciso, pubblicità e politica si esprimono in forma di storie perché oggi sembra essere il modo migliore per conquistare clienti e persuadere elettori, attività con ampi tratti in comune.

Oggi è tutto storytelling
Un termine pass par tout ancora giovane ma già inviso a molti per la sovraesposizione a cui è sottoposto, che indica una pratica sociale antica di millenni, un bisogno primigenio della razza umana: comunicare. Era storytelling quello dell'uomo di Neanderthal o degli scultori camuni raccolti intorno al fuoco. Serviva loro per organizzare l'esperienza e la percezione della realtà e per spiegare l’inspiegabile.
Sono storytelling i racconti della mia leonessa bionda, appena tornata da scuola, seduta in cucina. Così come i resoconti multimediali delle vacanze degli amici, davanti al primo vino novello della stagione. Narrazioni entrambe indispensabili per definire e organizzare un sistema di miti all'interno delle proprie dinamiche sociali.
E sono storytelling anche i nostri post sui Social, sebbene perlopiù scarsi sotto l'aspetto dei contenuti, quanto abbondanti sotto l'aspetto della relazione. Come una serie di deiettici finalizzati innanzitutto a confermare la nostra esistenza all'interno del gruppo contattato e poi ad assicurarci del nostro ruolo.
Eppure è storytelling anche questo perché riesce a incuriosire ed emoziona, decontestualizza e semplifica la realtà per garantire un maggiore controllo e spingere a identificarsi. Coinvolge e scatena lunghe serie di condivisioni, reazioni e commenti in cui il dualismo accettazione vs. rifiuto e la polarizzazione noi vs. loro soverchiano la vocazione al confronto. L'esperienza e l'approfondimento sono superati dall'immediatezza dell'happening e della performance, mentre vivere, condividere e testimoniare un'esperienza sono categorie che difficilmente si sovrappongono. Ma crea legami e fa crescere relazioni. Apre camere di risonanza alla viralizzazione, perché l'appiattimento delle competenze e dell'autorevolezza è ormai un traguardo tristemente ambito. E siccome in rete uno vale uno, il potere forte, a cui noi alla fine demandiamo il ruolo di selezionare e ordinare i contenuti, diventa il mezzo stesso, la piattaforma che utilizziamo.

È il modo che abbiamo noi adulti per vincere i nostri timori
Per superare la paura di questa agorà senza confini e sovraffollata, bulimica e competitiva; narcisistica, esibizionista e consolatoria, dove trascorriamo parte della nostra vita, e non solo quella Social; volenti o nolenti, consapevoli o a nostra insaputa. Che ci spaventa ma allo stesso tempo ancora ci affascina, che ci attira a sé e ci obbliga a seguirne le regole e i rituali, ordinando manovre che, una volta superato l'entusiasmo del momento, persino a noi stessi possono apparire ossessive.

La mia leonessa bionda però anche questa volta si è addormentata quasi subito (...per fortuna). Sistemo le coperte e sguscio via piano, senza far rumore. Lei ce l'ha qualcuno che tutte le sere le racconta una storia, a noi grandi invece troppo spesso manca accanto qualcuno disponibile a farlo. Oppure è solo che non abbiamo più il coraggio di chiederglielo?

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