Perso nel Metaverso
Tags:
Corrado Calza | giornalista | comunicazione | content | #Metaverso | #AI | #digital | #socialnetwork | #socialmedia | #iocomunicando
Conduttore: …E adesso, dopo un breve stacco pubblicitario, torniamo subito in diretta.
(Fuori onda)
Conduttore: Naso, quanto tempo ho?
Tecnico in regia: 45 secondi di pubblicità più 20 di promo per il programma di Giorgio.
Conduttore: Ottimo, volo a prendermi una bottiglietta di acqua. L’ospite è già in linea?
Tecnico in regia: Sì.
Ospite: Io ci sono.
Conduttore: Ok, perfetto, grazie. Torno subito.
(Diretta)
Conduttore: Eccoci qui. Siamo tornati in diretta. Io sono Claudio d’Ambra e voi siete all’ascolto di MetaRadio80. Per la rubrica: “I mestieri della contemporaneità” oggi abbiamo con noi il dottor Pierluigi Camerini, psicologo e psicoterapeuta, specializzato in riallineamento del sé digitale, che ha appena pubblicato un bel libro sul tema. Il titolo è: “Io e il mio avatar. Guida a una vita perfetta nel Metaverso”, per le edizioni Della Freccia. Buon pomeriggio Pierluigi.
Ospite: Buon pomeriggio a te e a tutti gli ascoltatori.
Conduttore: Allora, prima di tutto Pierluigi, ti chiedo di spiegarci cosa si intende per riallineamento del sé digitale.
Ospite: Io mi occupo di persone che hanno difficoltà a rapportarsi con il lato digitale della loro vita. Diciamo che litigano con la loro personalità che vive onLine, con il loro avatar. Tutti noi abbiamo un’esistenza parallela nella rete che ci accompagna ogni giorno, con cui condividiamo ogni momento: le relazioni sociali, gli acquisti, l’uso di tutti i servizi che le imprese e la Pubblica Amministrazione ci mettono a disposizione, oppure per i nostri bisogni di mobilità, eccetera. È una nostra estensione che ci affianca e ci consiglia quando dobbiamo prendere una decisione e su cui possiamo contare anche nei momenti di difficoltà, va bene? Ecco, normalmente le due esistenze convivono in maniera abbastanza armonica: facciamo le stesse cose, pensiamo le stesse cose, amiamo le stesse cose, eccetera. Invece qualcuno potrebbe sperimentare dei conflitti, dei disallineamenti, e allora viene da me.
Conduttore: Ok. Ma puoi farci degli esempi così capiamo meglio? Sempre nei limiti della tua deontologia professionale... Ehm, naturalmente.
Ospite: Naturalmente… Avevo un paziente che non sopportava di essere disallineato, in disaccordo con il proprio sé digitale. Nelle piccole cose di ogni giorno, intendo. Diciamo che secondo il suo dispositivo nel Metaverso sta piovendo, mentre invece in realtà no… Qualche volta capita che si sbaglino, giusto? Ecco, lui non sopportava l’idea di uscire vestito in maniera diversa dal suo avatar che ovviamente avrebbe preso l’ombrello. Tutti noi avremmo preso l’ombrello, senza pensarci, anche solo per attraversare la strada. Nel Metaverso piove? Bene, allora io prendo l’ombrello, automatico. Lui invece no, capisci? “Non sta piovendo – diceva – e io non prendo l’ombrello, anche se me lo dice il mio smartphone.” Ecco, questo era il disallineamento che lo metteva in difficoltà. Oppure con i figli: una volta, mi ha raccontato durante una seduta, lui voleva portarli a vedere un vecchio cartone animato, mi diceva per tornare anche lui un po’ bambino, mentre il suo avatar, fedele ai suggerimenti degli altri utenti, spingeva per un film d’azione molto popolare…
Conduttore: Accidenti. Ma così se poi tu con i tuoi figli vai in un cinema e il tuo avatar insieme agli avatar dei tuoi figli va in un altro, allora c’è il rischio di disallineare anche i bambini.
Ospite: Giusta osservazione Claudio, proprio così. E poi c’è la questione della riprovazione sociale che incide in maniera sostanziale sul benessere della persona. Gli avatar tra di loro comunicano e su certe cose non transigono. Sono un po’ suscettibili. Non sono rari i casi di persone che si sono ritrovate emarginate da parenti e amici per questioni legate a un cattivo rapporto con la loro vita nel Metaverso. Il gruppo, la gente la vede come una colpa, come una vergogna. Mi spiego? Ai più possono sembrare cose ormai scontate, ma non lo sono sempre e per tutti. Ed è su questo tipo di disallineamento, tra vita biologica e vita digitale, che normalmente sono chiamato a intervenire.
Conduttore: E già. Capisco che possano essere problemi difficili da affrontare per qualcuno. Hai voglia di raccontarci un altro caso?
Ospite: Posso raccontare una storia un po’ particolare. Un altro mio paziente, il giorno del suo matrimonio, andava in chiesa con la macchina ma, strada facendo, a un certo punto lui e il suo sé digitale hanno scelto di prendere due strade diverse. Lui ha seguito la strada di sempre, mi diceva anche per una forma quasi di scaramanzia: c’era un passato dietro quella strada, eccetera. L’avatar invece ha seguito obbediente le indicazioni del navigatore nel Metaverso ed è finito bloccato dall’improvviso crash di un server. Bloccato tanto da arrivare in chiesa in fortissimo ritardo, che ormai la funzione era quasi finita. Riesci a immaginarlo? Innanzi tutto la reazione dell’avatar della moglie che si è trovato senza partner per la cerimonia…
Conduttore: …E senza considerare quanto può essere costato all’intero ecosistema digitale dover rinunciare ai tutti i dati sensibili legati all’evento. Una perdita che in certi casi, penso a un matrimonio tra VIP, potrebbe essere addirittura inestimabile.
Ospite: Anche questo è un tema interessante, però esula dalle mie competenze.
Conduttore: Perfetto! Proprio a proposito di competenze. Tu come lavori con i tuoi pazienti? Hai un modus operandi preferito?
Ospite: Ovviamente non esiste una terapia unica e giusta per tutti. Diciamo che sicuramente l’importante e non opporsi con rigidità ai suggerimenti che arrivano dal Metaverso, in maniera preconcetta. Va bene? È inutile andare allo scontro frontale, mettersi in competizione, perché si avvia una escalation e gli algoritmi sono troppo veloci. Qualunque cosa tu dica, trovano sempre una ragione valida…
Conduttore: …È chiaro! L'algoritmo non lo freghi!
Ospite: Potremmo anche dire così, certo, ma in realtà qui nessuno vuole fregare nessuno, anzi! Il tuo avatar non è come una persona che a un certo punto puoi decidere di non frequentare più perché ti è diventata antipatica. Ok? È, in tutto e per tutto, il tuo alter ego. È la tua ombra e tu sei il corpo che la proietta. Sa tutto di te perché è sempre con te. Ti vede, ti ascolta e tu gli parli, ti confidi con lui, a volte senza nemmeno accorgertene. Quindi sa consigliarti al meglio sempre, non solo perché conosce i tuoi gusti e i tuoi interessi, ma anche perché ha una visione del mondo più ampia della tua. Una visione che costruisce attraverso lo scambio continuo di informazioni con gli altri avatar nel Metaverso. All’interno della tua rete, ma anche al di fuori, con i cosiddetti legami deboli.
Conduttore: Esatto! Avere un avatar che ti consiglia sempre per il meglio è comodissimo. Però mi è venuto un dubbio. Sì... Cioè... Proprio adesso. Allora, se c’è chi si oppone in maniera patologica al proprio sé digitale, tanto da dover ricorrere all’aiuto di uno psicologo specializzato come te, probabilmente c’è anche chi, al contrario, ci si affida del tutto, in ogni occasione.
Ospite: Esiste anche questa patologia, certo, che potremmo definire contraria: c’è chi delega al proprio sé digitale ogni decisione; in pratica sceglie di non scegliere. Mi spiego? Riceve la spesa a domicilio o il delivery della cena ma non sa che cosa ha ordinato nel Metaverso il suo avatar per lui. Però gli va bene così, lo sa che dietro quella scelta c’è un algoritmo che misura le calorie, bilancia i nutrienti, eccetera e si fida. Col passare del tempo, nei casi più gravi, può persino instaurarsi un rapporto di vera e propria sudditanza. Quindi, in pratica, da una parte abbiamo il tentativo simbolico di dimostrare una propria autonomia, di rivendicare la propria libertà. Persino di sfuggire al controllo di un presunto malevolo ordine superiore, una voglia di trasgressione, capisci? E dall’altra invece abbiamo chi, attraverso l’accettazione incondizionata, si sottrae a qualsiasi contrasto e, inevitabilmente, anche a qualsiasi confronto costruttivo. Quello che per uno è ribellione, per l’altro è evitamento: a volte persino paura del confronto e nemmeno questa è una buona strategia di convivenza.
Costruire una buona relazione con il proprio sé digitale è fondamentale. Non si tratta di una relazione parassitaria per cui a ogni passaggio di informazioni corrisponde un suggerimento da adottare o un comportamento da imitare, come dicono alcuni. Più propriamente, è una simbiosi da conquistare, da cui entrambi gli organismi coinvolti traggono un vantaggio, proprio come in natura, giusto? È una condizione essenziale per la crescita sul piano personale, sociale e collettivo e non un problema da risolvere! Come dico nel mio libro – a cui hai accennato e te ne ringrazio – una buona relazione con il proprio sé digitale è un vero e proprio gesto di responsabilità.
Conduttore: Ok, perfetto. Ma il tempo a nostra disposizione purtroppo è già terminato. Ringraziamo e salutiamo quindi il dottor Pierluigi Camerini per essere stato con noi oggi e averci fatto capire qualcosa di più sul riallineamento del sé digitale. Ricordiamo il suo nuovo libro: “Io e il mio avatar. Guida a una vita perfetta nel Metaverso”, per le edizioni Della Freccia.
Ospite: Grazie a voi per l’ospitalità.
Conduttore: E adesso proseguiamo con un po’ di musica e andiamo a scoprire cosa ha scelto per noi l’algoritmo di MetaRadio80…
Leggi anche: L'Intelligenza Aumentata per l’uomo prodigio