Per un pugno di creatività
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Corrado Calza | giornalista | comunicazione | content | creatività | #scritturacreativa | #GianniRodari | #impresa | #cambiamento
Laboratorio di scrittura curativa. In realtà bisognerebbe dire: laboratorio per lo sviluppo delle tecniche di pensiero creativo applicate alla scrittura. Ma con titolo così non si iscriverebbe nessuno, quindi...
Sta sera giochiamo con Taboo. Ognuno ha la sua parola da far indovinare agli altri partecipanti e la sua brava lista di parole vietate, parole taboo. C'è chi scrive una breve storia del Buddha, senza usare le parole: divinità, Dio, religione, India, seduto. E chi, per la parola pastore, prova a imitare la forma delle definizioni dell'enciclopedia: “Dicesi di professionista che...”
Poi è il turno di M. che sceglie invece di proporre un indovinello: “La metti in faccia dopo aver preso un pugno”. Nell'aula cala improvviso un silenzio pesante e M., stupito, si guarda attorno domandandosi perché: è convinto di aver realizzato un “elaborato” in fondo molto banale.
Solo dopo numerosi tentativi, alla fine si scopre che la parola da indovinare è “Bistecca”, mentre le parole taboo erano: carne, cotta, fiorentina, al sangue, svizzera.
Premio al vincitore: una caramella gommosa o una stringa di liquirizia.
Lo scatto creativo
Ci sono molti modi diversi per impiegare la creatività nel proprio pensare e questo di M. è un vero e proprio caso di scuola. Infatti, secondo – tra gli altri – il nostro grande amico e mentore Gianni Rodari, il pensiero diventa creativo anche quando riesce a far incontrare due elementi che di norma considereremmo tra loro distanti. L'arco (quello che scocca le frecce, per capirci) altro non è che l'unione creativa tra un bastone e una corda. Così come creative – e rivoluzionarie – furono le storie dei bambini di Rodari, scritte a partire da due parole scelte e abbinate a caso, secondo la formula detta del “Binomio fantastico”.
In un certo senso, con la sua bistecca, M. ha seguito un percorso simile. Ha messo il proprio cervello in “Modalità creativa” e si è detto: “Tutte le mie parole taboo sono riferite all'ambito culinario. In quale altro ambito trovo una bistecca?” Ha rovistato velocemente nelle tasche della propria memoria e ha tirato fuori il frammento di un qualche vecchio film in bianco e nero, forse uno di quelli dove si tirano le torte in faccia, in cui si vede il personaggio, reduce da una bella scazzottata, curarsi un occhio nero con questo popolare rimedio della nonna.
Fuor di metafora, M. si è chiesto quale possa essere la parola giusta, benché apparentemente lontana, da abbinare a “Bistecca” grazie alla quale superare l'ostacolo (le parole taboo) e raggiungere l'obbiettivo assegnato (far indovinare la parola). Perché – non dimentichiamolo mai! – la creatività non è un esercizio fine a se stesso, ma sempre un mezzo per raggiungere il risultato, quando sono presenti ostacoli che impediscono di seguire la rotta consueta.
Cambiare percorso, inoltre, permette di esplorare nuovi modi di lavorare e forse anche trovare spunti interessanti da approfondire per immaginare nuove (persino innovative!) strategie.
Essere creativi è faticoso
Già! Ripensare il proprio lavoro ogni giorno, non poter godere mai troppo a lungo di una meritata routine, rinunciare agli agi della propria comfort zone sono tutti contraltari del paradigma “abbiamo sempre fatto così”, inganno perfido perché al tempo stesso rassicurante. Una government suicida per qualsiasi impresa, in qualsiasi settore e in qualsiasi mercato, oggi forse più che mai prima.
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