Parigi: un’occasione persa

02/10/2023 11:04

Dal 1° settembre a Parigi non girano più i monopattini elettrici a noleggio. L'opinione pubblica è insorta, denunciando "tensione e preoccupazione" (sic): gli utilizzatori hanno comportamenti incivili (viaggiano a velocità sostenuta, in due, contromano, sul marciapiede, con le cuffie, spistolando col telefonino…) e causano incidenti, anche mortali, in numero sempre crescente.
Le Istituzioni, che negli anni si sono rivelate incapaci di elaborare una direttiva specifica in materia (o di far rispettare le norme già esistenti), hanno così deciso di intervenire in maniera risoluta, tagliare la testa al toro e offrire una risposta facile a un problema complesso. Via il bambino con l'acqua sporca, come si dice. Nulla che anche noi, alle nostre latitudini, non si conosca più che bene, in questo come in molti altri ambiti.

La decisione arriva dopo un referendum popolare, segnato dal forte astensionismo, che ha dato però un esito inequivocabile: alla consultazione di domenica 2 aprile si è presentato meno del 7% degli aventi diritto che, per quasi il 90%, ha votato a favore della chiusura del servizio.

In un'intervista a Euronews, la sindaca Anne Hidalgo (socialista) ha parlato di "occasione persa" e si è detta rammaricata di dover rinunciare a una soluzione sostenibile per la micromobilità urbana.
Ironia della sorte, in quegli stessi giorni, veniva allargata alla Greater London la Ultra Low Emission Zone (ULEZ) tra numerose polemiche e proteste di piazza.

Tralasciando ora le questioni legate alla maggiore o minore reale sostenibilità del mezzo in sé (tema assai controverso sia sul piano tecnico che politico), alcune considerazioni più generali possono essere tratte.

 

Non sappiamo cogliere le opportunità

Utilizzare il monopattino in maniera impropria, se da una parte espone al rischio di incidenti (come documentano le statistiche), dall'altra rende ancora più difficile accettare il cambiamento per una collettività impreparata ad accogliere senza pregiudizi il "nuovo che avanza". Una collettività che fatica a rinunciare alle buone vecchie abitudini rassicuranti e preferisce schiacciare il futuro rifugiandosi in una lettura statistica del passato.
E per tutti coloro che scelgono di "posteggiare" il loro monopattino in fondo alla Senna, al Naviglio Grande o al Tevere, si ripensi a quanto scrivevano Fruttero e Lucentini del cretino: "È grandioso, non c'è nulla che lo fermi." … Purtroppo.

 

Siamo davvero interessati alla questione climatica?

L'imponente astensionismo che ha caratterizzato il referendum impone questa domanda, specialmente in un Paese che, nel bene e nel male, ha sempre mostrato una relazione molto "vivace" con le istituzioni e gli strumenti democratici (vedi Gilets Jaunes).
Eravamo convinti che temi come l'inquinamento e la mobilità sostenibile fossero ormai entrati a far parte integrante di una sensibilità, di un'attenzione e di una responsabilità diffuse in grado non solo di indirizzare i modelli di consumo ma anche di promuovere gli interventi strutturali e normativi, non di affossarli! Sembra che ci siamo sbagliati.

 

Le istanze della sostenibilità non sono chiare

La necessità di un richiamo all'azione concreta diretto a tutti gli attori coinvolti nel promuovere un cambiamento, ormai necessario, urgente e improrogabile, si scontra con la presente fragilità della cultura scientifica e la scarsa consuetudine di quote rilevanti dell'opinione pubblica con le argomentazioni critico-razionali, i programmi articolati e le visioni a lungo termine. Riscuotono invece successo gli approcci situazionali, le astrazioni e i riferimenti poco pratici, inadatti a generare valore economico, sociale e ambientale.
Le idee, cioè, non sono chiare e ciò, nel caso specifico, appare evidente nei comportamenti sia di chi le trottinette utilizza che di chi le "subisce".

 

Il ruolo della comunicazione

In Francia (ma non solo) mancano sia solide cornici legislative e amministrative, intese a guidare le scelte a favore della transizione energetica, sia attività di controllo e sanzione, capaci di contenere i comportamenti illeciti. Di conseguenza è impresa ardua immaginare una strategia di comunicazione autorevole ed incisiva che sappia coinvolgere e convincere la società civile ad accettare e promuovere il cambiamento, anche attraverso la pressione sulle Istituzioni. È un gatto che si morde la coda, un circolo vizioso da cui è difficile svincolarsi.

 

Italia & monopattini

Il nuovo disegno di legge sulla sicurezza stradale (Codice della strada), appena licenziato dal Governo e a breve all'esame del Parlamento, riscrive tra l'altro le norme sui monopattini elettrici. Obbligo di casco, assicurazione e targa, divieto di sosta sui marciapiedi, restrizioni alla circolazione extraurbana. L'intento è meritevole ma la prudenza è d'obbligo. Abbiamo visto già troppe volte buone occasioni per un motivo o per l'altro, finire alle ortiche in men che non si dica.

 

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