Ode alle mutande di Rocco

03/08/2020 13:22

Apro la mail e nella cartella della Posta Indesiderata trovo la consueta Amministrazione Statunitense Cibo E Droga che promette di “allargarmi” il pene, una signorina dal nome esotico assolutamente sconosciuta che però sente già la mia mancanza, il sedicente avvocato omanita che mi promette un affare impedibile e in fondo lui, Rocco Siffredi in persona, che mi invita a scoprire il suo segreto. Ora, sebbene io non sia particolarmente addentro all’industry del porno, non ho troppe difficoltà a immaginare quale possa essere il “segreto” di Rocco Siffredi. Ciò nonostante, la curiosità è troppa e apro il messaggio, tanto non ho paura che un virus mi si infili nel… Scusate. Non ho paura che un virus si impadronisca del mio computer perché uso Linux (seguono scaramanzie in tema con l'argomento).

Scopro che si tratta della pubblicità di uno speciale tipo di mutande: “Il primo Boxer Hi-Tech che grazie al calore del tuo corpo stimola in modo naturale la microcircolazione sanguigna e ti aiuta a stare in forma!” Cestino la mail con inevitabile (ma ingiustificato) maschio orgoglio, ridacchiando.

Poi però mi chiedo: ma perché tanto sorridere. Tanto di cappello, piuttosto. Rocco è un vero businessman. Un paraculo opportunista, potrebbe dire qualcuno. Sì, ma lui però ci si fa i soldi e questo lo rende un vero businessman.
Una fulgida carriera da instancabile pornodivo che lo porta a diventare un vero e proprio mito, un'icona, un personaggio di culto (…quanto meno nel proprio campo). Poi, col passare degli anni, apre una sua casa di produzione. È inevitabile, non possiamo essere tutti come William – il capitano James T. Kirk – Shatner che, sebbene quasi sessantenne, a ogni missione della sua Enterprise fa innamorare la giovane aliena di turno, sia ella un’algida repilcante ante-litteram o una qualche venusiana incongruamente agghindata da sensuale odalisca.
Quindi l’avvento dell’amatoriale, che spopola nei siti specializzati, pian piano erode quote di mercato e riduce ricavi e profitti. Ne parlava qualche tempo fa un regista di film per adulti a La Zanzara, che ascolto volentieri quando a Zapping, su Rai Radio Uno, intervistano un politico particolarmente noioso. Al primo accenno di “silenzio assordante”, “segnali di discontinuità”, "settimana decisiva" o di “cambiamento epocale”, io cambio canale e metto su Radio24. Anche Giuseppe Cruciani è uno che sa il fatto suo e, sebbene non mi trovi al casello di Carisio, voglio ridere anch’io.
Il Siffredi, a questo punto, tenta la strada della televisione. Il docu-reality “Ci pensa Rocco”, un'edizione de “L'isola dei famosi”, il talent “Siffredi Late Night” e altre esperienze contraddistinte da esiti alterni. Il precorso, in ogni caso, è caratterizzato da uno stretto legame con il proprio settore professionale di elezione che gli permette quindi di sfruttare al meglio la smisurata esperienza e le numerose competenze, il vasto riconoscimento e la grande autorevolezza acquisita. Anche quando la relazione assume un carattere soltanto ironico e allusivo, come in occasione del cameo a fianco di Elio e le Storie Tese nel Sanremo del 2013.
Infine la pubblicità. Sempre in linea con il personaggio. Ieri la patatina che tira, ammiccante doppio senso affrontato anche qui con estrema autoironia. Oggi, come detto, coerente testimonial di un indumento intimo para-medicale… dai poteri magici.

Il brand resta chiaro, inequivocabile. Ad avercene così! Nulla a che fare, per esempio, con il volubile George Cluney. Altri livelli di attorialità, ci mancherebbe, però ieri “No Martini? No party!” e oggi “Nespresso. What else?” La mancanza di una brand USP mina la credibilità del testimonial e indebolisce l'azione comunicativa e persuasiva in senso più generale.
Rocco no, lui invece è coerente. È come potrebbe essere altrimenti? Verrebbe da dire. Lui, quello sa fare e trova ogni modo possibile per declinare questa sua – invidiabile? – attitudine in maniera profittevole. E allora? Dov'è il “peccato”? Magari tutti sapessimo avere le idee così chiare!

Quindi che c'ho tanto da ridere? Quasi quasi, piuttosto, recupero la mail dal cestino, la giro a un po' di amici, alla prossima occasione che li incontro ne parliamo un po' su e magari prima o poi finisce che la sfrutto come case history in un qualche mio corso. Per rompere il ghiaccio, per spezzare il ritmo, come siparietto comico per risvegliare un uditorio stanco. Certo, dipende dall'alula, però sono convinto che possa funzionare bene.

 

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