Londra pop: Proud, Like, Share
Londra sa ancora essere pop. Dopo quasi 60 anni dai collage di Richard Hamilton e Peter Blake, qui ogni cosa può ancora diventare pop, in un attimo. Sono convinto che, a dispetto della globalizzazione (scusate il termine decisamente inflazionato), Londra resti sempre la città che meglio riesce a custodire e a trasmettere una tradizione europea della cultura pop, fatta anche – se non spesso – di dinamiche sofisticate e sorprendenti. Il suo fascino, dalle generazioni beatlesiane, è arrivato pressoché intatto fino agli attuali turisti low cost che gremiscono Trafalgar.
A Londra si incontrano quotidianamente oggetti, segni, che hanno vissuto quel magico percorso di trasformazione culturale in grado di portarli dall’anonima condizione di oggetto storico, ai fasti e agli onori di oggetto estetico, per poi restituirli alla quotidianità. Senza traumi. E non si parla di abbigliamento o di accessori, di gruppi musicali o della Mini Minor, che ogni tanto ritorna in auge, o del binario 9 e ¾ di Harry Potter ricostruito a King’s Cross: Londra può offrire percorsi molto più sottili e raffinati.
Nuova, almeno per me, è la spillina “Baby On Board”. Divide lo spazio negli espositori dei negozi di souvenir in Piccadilly con il più tradizionale magnete del Double Decker e il portachiavi con la vecchia cabina del telefono rossa. La si vede però anche nella metropolitana, durante l’ora di punta, far bella mostra di sé sul vestito delle donne incinta. Il percorso di questa ennesima reinterpretazione di una tra le icone più popolari e riconosciute al mondo, è facile allora da intuire. Oggi, in una ritrovata quotidianità, la spillina “Baby On Board” torna alla propria condizione originaria di messaggio informativo e il giovane seduto cede il posto.
«I’m sorry» sussurra lei e sembra chiedere scusa per essersi permessa di indossare quella spillina e quindi per averlo indotto a cederle il posto. Ma sorride.
«I’m sorry» risponde lui e sembra chiedere scusa perché forse avrebbe potuto (dovuto?) accorgersene prima. Ma sorride.
Basta.
Favolosa operazione di Marketing Communications, studiata dagli uomini di London Transport e inserita nel più ampio contesto comunicativo per le imponenti iniziative di “reingeneering” in corso, "Baby On Board" è un segno di grande potenza suggestiva ed efficacia al tempo stesso connotativa e denotativa. Evita infatti la necessità, decisamente poco cortese, di chiedere il posto. Impedisce di fare una brutta figura a chi, distratto, resta seduto. Offre agli inglesi sobri (com’è noto particolarmente riservati e rispettosi della privacy) il pretesto per interagire tra di loro, al di là del semplice gesto di cortesia. Fosse solo per chiedersi scusa sottovoce l’un l’altro.
Lo spiccato senso dell’orgoglio britannico, si dice però comune a un po’ tutti gli isolani, è il cuore dell’idea. Perché qui, i sudditi di Sua Maestà, oltre a essere tutti estremamente orgogliosi ciò che hanno, amano anche condividerlo, come segno di un’appartenenza (…quasi) elitaria. Fosse solo ammiccando a un botticino di plastica colorata. Sono orgogliosi e felici di scoprirsi continuamente circondati da queste tracce della propria storia quotidiana, travestite da pop art e pronte da essere condivise.
Ma allora, per concludere, parafrasando un ricordo dal passato che mi piace lasciare nella sua aura indistinta, io mi domando: ma Londra piace perché è pop o è pop perché piace?