Internet: perché esserne dipendenti è normale

20/05/2019 13:12

Se adesso dicessi che Internet crea dipendenza, molti di voi mi guarderebbero sorridendo con sufficienza (Sì, vabbè. La riduzione dei tempi di attenzione, le difficoltà di concentrazione, l'isolamento, la superficialità... Le solite storie.)
Se invece dicessi che Internet altera le connessioni sinaptiche... Anzi, se dicessi che Internet crea dipendenza proprio perché altera le connessioni sinaptiche e riscrive la rete elettro-neurochimica nel nostro cervello, come dimostrano gli esperimenti dell'università di eccetera, eccetera, eccetera, altri mi guarderebbero sorridendo con compiacimento (L'avevamo detto che non era mica roba campata in aria.)

Your Brain on Google: Patterns of Cerebral Activation during Internet Searching in The American journal of geriatric psychiatry: official journal of the American Association for Geriatric Psychiatry

Alla fine però concluderei dicendo che è tutto normale e che è – passatemi il termine – transitorio (a monte naturalmente della formazione di un opinione, che è tutt'altra faccenda). Probabilmente a quel punto assisterei a un corale spegnersi dei sorrisi negli uni e negli altri.

Qualsiasi esperienza infatti modella il nostro pensiero: gli studi, l'ambiente, la famiglia, gli amici e i colleghi, fino alle singole esperienze quotidiane. Perché allora non anche l'uso di Internet? Tutto dipende da che tipo di stimoli produce l'attivazione di che tipo di circuiti mentali. Non basta infatti essere un libro, una conferenza o uno spettacolo teatrale per evocare necessariamente pensieri edificanti. Bisogna essere anche un buon libro, eccetera, eccetera, eccetera. E Internet non incarna in sé il male assoluto. Per parafrasare il Machiavelli: Il mezzo non giustifica il fine.
Ancora una volta è una questione di qualità. Qualità dei contenuti presenti e disponibili in rete e qualità dell'interazione da parte degli utenti: pensiero critico e capacità di elaborazione.

La domanda resta quindi sempre la stessa: quanto ciarpame ospita la rete e quanto un nostro comportamento incauto può contribuire a diffonderlo?

Guardiamoci allora attorno, oltre la cerchia delle persone più vicine a noi, e facciamoci esattamente questa domanda. Poi seguiamo l'invito di Gigi Marzullo e diamoci una risposta. Gli esiti potrebbero essere sorprendenti, specialmente per tutti coloro che per primi ridevano con aria di sufficienza.

 

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