L'innesto digitale
Tags:
Corrado Calza | giornalista | comunicazione | creatività | #AI | #intelligenzaartficiale | #distopia | #iocomunicando | #podcast
Tempo di lettura ca. 8 min | Podcast qui.
«Signori… Signori… Silenzio per piacere. Un attimo di attenzione che così cominciamo e poi torniamo tutti a fare il nostro dovere.
Come già sapete, prosegue in maniera costante il cosiddetto “Fenomeno dei suicidi”, di persone che non riusciamo a identificare perché hanno il loro Innesto Digitale completamente vuoto, pulito. Non sappiamo chi siano. Non esistono da nessuna parte, sembra che non siano mai esistiti.
L’ipotesi più accreditata è che si tratti di un virus in grado di cancellare uno dopo l’altro i diversi elementi che costituiscono il data base identitario della persona, diciamo così, infettata.
Dalle nostre prime indagini sembra che il virus cominci con tutti i riferimenti nel sistema dell’anagrafe, cosa che può restare inosservata per un certo tempo, fino a che uno non tenta di accedere ai propri dati per qualsiasi ragione. Poi dovrebbe passare al Sistema Sanitario e la persona se ne accorge la prima volta che consulta un medico, che richiede un medicinale o quando cerca di effettuare un esame in ospedale.
Poi il suo nome scompare dal posto di lavoro, ma la questione viene normalmente imputata a un malfunzionamento del sistema interno aziendale. Poi gli viene negato accesso al conto corrente bancario e i codici delle varie carte non risultano mai emessi. Quindi viene azzerata qualsiasi possibilità di effettuare acquisti, di qualsiasi genere. Spariscono persino i punti spesa sulla tessera fedeltà.
Un giorno l'NFC non gli apre più la porta di casa e non gli accende più la macchina in maniera automatica. Alla fine questa sorta di virus – vi ricordo che è ancora una prima ipotesi investigativa – attacca i profili sui Social Network e la persona si trova di colpo priva di relazioni sociali.
Questa, secondo il nostro team di psicologi, è la goccia che fa traboccare il vaso e che porta il soggetto fino al suicidio.
Per ora io non ho molto altro da dire. Ci sono domande?»
No, cosa cavolo vuoi che ti domandi Comandante. Non è che oggi ci hai detto molto più di quanto non sapessimo già. Ci hai fatto solo perdere del gran tempo...
Ma perché il mio vicino si agita così tanto? Se devi fare una domanda falla, non stare lì a fare tante scene. Ah, no. Vuole parlare con me. Non lo conosco, non credo nemmeno di averlo mai visto prima.
«È inutile, lo sappiamo bene tutti di chi è la colpa di tutta 'sta storia. Sono loro: i Dilà...»
Oh cavolo è uno di quelli. Non ho proprio voglia di sentire un'altra volta la solita storia. E poi sussurrata così come se mi stesse raccontando chissà quale segreto di stato che faccio una fatica tremenda a sentirlo, capisco la metà di quello che dice. Adesso gli faccio un bel cenno come a dire che voglio ascoltare la risposta alla domanda della collega ma mi sa che non serve.
«…dovrebbero impedirgli di superare il confine. Vengono qui, si collegano con le loro connessioni extra-corporee obsolete. Non voglio dire che sia colpa loro, ma certamente contribuiscono a propagare...»
Giuro, non ce la faccio a sentirlo. Vediamo se con un cenno un po' più deciso la capisce questa volta.
«…tutti i nostri servizi smart che così paghiamo anche per loro che stanno lì tutto il giorno a bighellonare e a giocare coi loro vecchi cosi. Non ne hanno diritto!»
Ecco, siamo arrivati anche alla questione dei diritti. Tutti invasori, opportunisti e delinquenti. Siccome sono nati di là non hanno diritti. Diritto a cosa poi? A sbloccare le serrature avvicinandoci il dito? Ad autorizzare un pagamento guardando in uno scanner retinico? A far partire un frullatore con la voce? Sembrava dovesse essere chissà cosa ’sta Vita Premium e poi invece questo è. Sì, certo, il video-consulto medico a distanza sarà anche comodo, ma magari, almeno una volta ogni tanto, una visita di persona che il dottore mi tocca dove mi fa male potrebbe essere simpatica.
«...anche tutte quelle associazioni a favore dell'accoglienza, dell'integrazione e tutti quei volontari che stanno a stretto contatto con i Dilà, vuoi che non contribuiscano? Io non ci credo.»
Altra questione ormai più che superata, caro mio. Ma da dove viene questo? Non li ha mai letti i risultati delle ricerche che escludono qualsiasi relazione tra il “Fenomeno dei suicidi” e la presenza dei Dilà entro il nostro confine? E poi la pizza a domicilio che ti porta il Dilà compresa nel prezzo non ti fa mica schifo, vero? Non credo proprio che te c'hai la Gold Inclusive Card per il servizio drone.
In fondo però è anche un po' colpa nostra, di noi operatori dell'informazione. Beh, magari anche più di un po', che la facciamo sempre tanto facile. Un bel capro espiatorio e via, senza star' lì troppo a spiegare la rava e la fava, a raccontare il perché e il percome. “I Dilà coinvolti nell'epidemia dei suicidi”, anche meglio con un bel punto di domanda. È un bel titolo, magari lontano dalla verità e un po' ambiguo, ma che fa effetto subito. Click, Like, condivisioni e magari anche una bella serie di commenti pieni di sdegno e allarme te li garantisce sicuro! E l'inserzionista è tutto contento.
Ora però è meglio se vado. I ragazzi hanno trovato una nuova falla nella rete da cui poter uscire senza dare troppo nell'occhio e domani me ne sto un po' tranquillo. In santa pace, senza il fiato sempre sul collo, con questo vago senso di claustrofobia addosso. Ostaggio ma con il fondato sospetto di una bella sindrome di Stoccolma. È tutto sempre registrato, tracciato: dove sei, cosa fai, chi incontri, cosa consumi e poi sempre tutto già previsto e tu attento a non sgarrare. Tutti come le brave rotelline di un ingranaggio ben oliato che non si deve, non si può inceppare. Se questa macchina, che abbiamo lasciato pian piano crescere a dismisura intorno a noi e che ormai ci è sfuggita di mano si inceppa, viene fuori un bel casino. Per tutti.
Mio nonno mi ricordo che prendeva la canna da pesca e un sigaro e andava “fuori porta” a “staccare la spina”, diceva. Io una spina da staccare non ce l'ho. Me la sono fatta impiantare direttamente in testa. Sfuggo alla rete io e vado "di là". Quasi quasi mi viene voglia di dirglielo a questo tipo che continua imperterrito a parlarmi sotto voce, che faccio una fatica tremenda a sentirlo. Appena finita la conferenza stampa mi alzo, gli stringo calorosamente la mano, gli poggio l'altra sulla spalla e con fare confidenziale gli dico che domani mattina vado di là. Che di là ho una famiglia, una donna e dei figli. Che abbiamo aperto un negozio di roba usata dove nottetempo, di soppiatto, porto tutte le cose preziose che qui buttiamo via. Che il mio figlio maggiore è un piccolo genio e riesce a riparare di tutto.
Già me lo vedo strabuzzare gli occhi col saluto strozzato in gola. Me ne vado e lo lascio lì pietrificato col braccio sospeso a mezz'aria e la mano ancora aperta. Oppure potrebbe fare uno scatto indietro, terrorizzato di essersi infettato, e urlare: “È un Dilà! Questo è un Dilà! Una spia dei Dilà!”
Allora comincerebbe la caccia all'untore, sarei inseguito, catturato e poi lapidato sulla pubblica piazza e infine le mie lacere spoglie mortali sarebbero sputate dai passanti sdegnati. Già, allora forse è meglio se mi sto zitto.
Lo saluto con un ultimo cenno che forse sta volta la capisce di smettere, se vede che me ne vado.
Dài che il tramonto non è male, domani sarà una bella giornata.
Leggi anche: Volo di fantasia a guida autonoma