Il CV è morto? Viva il CV!
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Corrado Calza | Giornalista | Video CV | colloquio | Poletti | Social Job Posting | Instagram
"Non c'è mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione." L'aforisma, attribuito a Oscar Wilde, è un tormentone amato da chiunque si occupi di selezione del personale, a qualsiasi titolo, quando si prodiga in consigli su come affrontare il colloquio di lavoro.
Informàti sull'azienda che si va a incontrare in primis; puntuali e abbigliati opportunamente. Attenzione al linguaggio ma, più di tutto, conta la Prima Impressione. Fondamentale allora presentarsi per nome, con il sorriso e una stretta di mano decisa, rivolgersi all'intervistatore usando il suo nome e stabilire immediatamente il contatto visivo, mantenendo un atteggiamento disinvolto e fiducioso.
Tutto succede in una manciata di secondi
Novanta garantiscono i più pignoli. Quanto avviene in seguito sembra essere irrimediabilmente influenzato da questo Primo Momento. Forse però è solo un'iperbole per enfatizzare un aspetto della questione che sarebbe sbagliato sottovalutare poiché legato a reazioni psicologiche elementari, involontarie e difficili da controllare o ignorare. Il ragionamento, preso invece alla lettera, apre la strada a domande non poco imbarazzanti. Per esempio: Ha forse maggiori possibilità di superare il colloquio di lavoro un candidato particolarmente capace di presentarsi bene, ossia di “affascinare” il selezionatore così da distrarne l'attenzione da un percorso professionale magari carente? (La domanda ovviamente è retorica e tutti ne consociamo la risposta, specialmente il Ministro Poletti.)
Ora, alzi la mano chi si sente davvero immune da qualsiasi pregiudizio. Poi alzi la mano chi giustifica un simile comportamento da parte di un professionista delle risorse umane. Eppure, da sempre, impera il luogo comune secondo cui “C’è poco oltre i primi (90) secondi”, Grande Verità riconosciuta e accettata, senza condizioni, pressoché da tutti.
È la natura umana contro cui cerchiamo di opporre un'etica professionale, perché il colloquio di lavoro non può essere come un colpo di fulmine e l'azienda ha bisogno di una divisione HR seguita da professionisti degni di tale nome per non finire, più prima che poi, a condividere il proprio destino con le oltre 13 mila imprese che l'anno scorso hanno chiuso i battenti in Italia. (Dati Cerved)
Non è una questione di professionalità – rispondono i diretti interessati – ma di tempo. Non possiamo stare lì a “mettere insieme i pezzi” di tutte le esperienze che ognuno dei vari candidati ci sottopone. Dobbiamo essere messi in grado di capire se la persona merita attenzione, fin da subito. Poi, eventualmente, approfondiamo. Un atteggiamento questo ineccepibile sul piano della funzionalità ma debole in termini di efficacia, poiché implica l'evidente rischio di scartare candidature di qualità ma meno “seducenti” a prima vista.
Il futuro del CV è nel Social
Lo dicono i soliti ben informati. Basta carta, basta pdf via mail, basta specialmente il CV Europeo! Quando Instagram, che per ora sembra guidare la cordata nel campo del Social Job Posting, estenderà la durata dei video caricabili da 60 fino a 90 secondi, finalmente si affermerà il VideoCV. Un minuto e mezzo di immagini in movimento, slideshow, infografica, testo sovraimpresso, testo parlato, effetti sonori, musica, videoediting e post produzione per presentasi alle aziende.
Solo che un video fornisce informazioni ad accesso sequenziale, contrariamente a un testo scritto che le fornisce invece ad accesso diretto. Nel primo caso quindi l'operazione di “mettere insieme i pezzi” delle varie esperienze diventa molto più complessa e lenta. Ferma il video, torna indietro, trova il momento in cui il candidato diceva quella cosa lì che adesso non mi ricordo più bene com’era… Mentre in un testo stampato basta semplicemente spostare lo sguardo da un punto all’altro del foglio.
Inoltre, il VideoCV apre la strada ad altre domande, imbarazzanti quanto se non più delle precedenti. Per esempio: Ha forse maggiori possibilità di superare il colloquio di lavoro un candidato che “buca lo schermo”, anche perché ha l'opportunità di utilizzare tecnologie professionali (leggi costose), e quindi affascina l'intervistatore, distraendone l'attenzione da un percorso professionale magari carente? (La domanda resta retorica e la risposta la stessa di prima, mentre Poletti sul tema deve ancora… esprimersi.)
Alla fine, a costo di apparire passatista, ritengo che per preparare un buon CV debbano bastare sintesi, ordine e pulizia e che non si debba diventare tutti necessariamente esperti nell'uso di una camera in HD. Il Cv è morto? Viva il CV!
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