Guardie e ladri, tutti sul web
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Corrado Calza | CCTV | Polizia | serial killer | Facebook | Budrio
Voglio essere lì. Devo essere lì, nella grande piazza del web. A ogni costo. Anche perché tanto i prof fanno finta di niente. Anche a rischio di compromettere la mia carriera. Anche se fosse l'ultima cosa che faccio da uomo libero. Vogliamo tutti stare lì, per essere visti e riconosciuti nella rete, senza preoccuparci di essere visti e riconosciuti dalla rete. Che non è una differenza sottile come potrebbe sembrare. Nella rete siamo acclamati e coccolati; dalla rete siamo osservati e valutati. Alla rete non sfugge nulla, la rete non dimentica e con la rete c'è poco da scherzare. Che tu sia – per così dire – gatto o topo, guardia o ladro.
Anche senza evocare gli scenari futuribili di Person Of Interest, i recenti tragici fatti di Budrio ci ricordano come l'analisi delle nostre vite Social sia ormai parte integrante a tutti gli effetti di ogni indagine di Polizia. Esattamente come lo è da parte delle società di selezione del personale, insieme alla lettura del nostro CV, quando ci candidiamo a un'offerta di lavoro. Lo sappiamo bene infatti, e già da molto tempo, che la nostra platea sul web non è composta da soli amici e contatti, sempre e del tutto, disinteressati. Anzi, praticamente è alla mercé di chiunque; bene o malintenzionato che sia. Tant'è vero che quasi quotidianamente qualcuno ci rammenta l'importanza di misurare ciò che postiamo.
Eppure, la smania di esserci, di dare a ogni attimo della nostra esistenza un carattere epico da contemplare all'infinito e condividere, la voglia di partecipare ai sempre nuovi e diversi piccoli rituali che certificano la nostra esistenza e sanciscono i nostri meriti, gareggiando con tutti indistintamente a colpi di Like, ci dà un'euforia leggera e ipnotica e dimentichiamo ogni precauzione. I delinquenti postano video dei loro reati sentendosi come il protagonista de Il Collezionista Di Ossa e lasciano indizi perché, spiegano i criminologi, in fondo vogliono essere scoperti, arrestati e puniti. I giovani alla ricerca di un primo impiego aggiornano con imparziale solerzia i loro profili LinkedIn e Facebook senza preoccuparsi troppo di offrire un'immagine contraddittoria, alternando attestati e riconoscimenti accademici a immagini tratte da indecorose serate alcooliche.
Con un cinismo che non mi appartiene potrei dire: Meno male che a ogni angolo di strada ci sono telecamere di videosorveglianza in grado di registrare i delinquenti prima, durante e dopo i loro crimini e ancora meno male che questi poi si fanno i selfie sulla scena del crimine o sfoggiando allegramente la refurtiva, senza considerare che è il sistema migliore per trovarsi la mattina dopo la Polizia fuori della porta di casa. Ma cinismo, sarcasmo, demagogia e qualunquismo non servono a nulla, specialmente se la stessa ingenuità che qui porta a un arresto, altrove diventa causa di aggressioni, stalking o bullismo. Servono soltanto a creare il caso del momento, a infiammare gli animi, a sollevare il polverone e a confermare il sospetto che davvero manchi la volontà di affrontare e risolvere le questioni. Siano quelle del gatto, siano quelle del topo; della guardia o del ladro.