Elogio della diversità

07/01/2019 12:26

Alla fine dell’anno scorso abbiamo celebrato i 70 anni della la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Nello stesso periodo, il Rapporto CENSIS 2018 dava del nostro Paese un’immagine tutt’altro che lusinghiera. Siamo un popolo spaventato, incattivito, rancoroso e risentito, che torna a usare parole come “Patria” e “confini” e a rappresentarsi “l’idea di una nazione sovrana, supponendo, con un’interpretazione arbitraria ed emozionale, che le cause dell’ingiustizia e della disuguaglianza sono tutte contenute nella non sovranità nazionale”.
Eppure, in quest’Italia populista, dominata da sovranismi, totalitarismi e razzismi vari, c'è ancora un nutrito drappello di idealisti che, in un tripudio di patetico buonismo anacronistico, ha ancora il coraggio di dichiarare che tutti gli uomini sono tutti uguali. Mi fanno proprio sorridere per la loro beata ingenuità.

Io sono italiano e te sei cinese. Sei giallo e non hai l’enzima per digerire il formaggio. Io invece sono intollerante al lattosio quindi, in realtà, davanti a un profumato piatto di formaggi d’alpeggio (di malga o del caseificio artigianale in valle) siamo un po’ uguali io e te. Se ne mangiamo stiamo male tutti e due, nella stessa maniera.

Ops… C'è qualcosa che non va. Aspetta un momento. Ci riprovo.

Io sono italiano e te sei africano. Sei nero, ma se rimani a casa mia per un certo tempo continuativamente, pian piano perdi colore. Sembra una follia, ma me lo ha detto la maestra di una scuola elementare dell’hinterland milanese, che di classi miste ha una certa esperienza. Insomma, lontano dalla tua terra “sbiadisci” e almeno un po’ così le nostre differenze si fanno meno marcate.

Mmmh, allora non è una questione di... codice colore. Ho un’altra idea!

Io sono nato a Milano sud e te invece a nord del Tanaro. Da bambino giocavi ad arrampicarti sugli alberi nella riva dietro il fienile, mentre io giocavo a macchinine nella cameretta a casa del mio amico Andrea, davanti alla chiesa. Oggi te vai al mercato e compri la frutta buona perché la sai riconoscere a prima vista. Io, invece, non ci becco mai e ormai la compro solo al centro commerciale dove, per lo meno, la pago a buon prezzo.
Quando però scopriamo che la frutta sul banco (al mercato in piazza come all’iper appena fuori città) arriva da un qualche paese lontano, che è stata raccolta acerba e ha fatto enne mila chilometri in nave, chiusa in un container, o che per ottemperare a qualche normativa CEE finalizzata a mantenere la stabilità dei prezzi e regolare il gioco della domanda e offerta, le “eccedenze di produzione” vengono utilizzate per la produzione di biocarburanti o, nel peggiore dei casi, tolte dal mercato e distrutte, allora un pensiero comune e per nulla politically correct ci unisce.

Acc... Proprio non mi riesce. Proviamo ad andare sul personale.

Il tuo vicino è buddista e tutte le sere, attraverso il muro della camera da letto, lo senti recitare cantilenando le sue preghiere. La mia vicina, invece, è una pazza e quando le pigliano i cinque minuti, a qualsiasi ora del giorno o della notte, si mette a cantare a squarcia gola sulle canzoni di Vasco Rossi. È già venuta più di una volta la polizia ma non serve a nulla. In ogni caso, sia “Oṃ Maṇi Padme Hūṃ” oppure “Voglio una vita spericolata”, a noi di stare tranquilli ci riesce spesso difficile e questo ci accomuna.

Di nuovo? Così proprio non funziona. Allora tento un'altra strada.

Te sono trent’anni che lavori nello stesso ufficio e aneli allo smart-working. Io sono trent’anni che lavoro a casa, presso i clienti, oggi qui, domani là e, a cinquanta e passa anni, ti confesso che l’idea di avere un ufficietto tutto mio, più o meno tranquillo, mi seduce non poco. In pratica, siamo entrambi insoddisfatti della nostra condizione lavorativa e in questo siamo uguali anche a molti altri.

Però no. Non ci credo, non voglio crederci. Noi non siamo tutti uguali. Mai sia!

Dobbiamo essere tutti diversi, guai sennò. Altrimenti sai che palle? Di che parleremmo? Cosa potremmo imparare l’uno dall’altro? Su cosa ci confronteremmo fino ad accapigliarci? (Sia ben chiaro: qualche parola un po' forte ci sta, fa parte del gioco, ma non di più mi raccomando: viviamo in un paese civile). Un po’ di sano conflitto ci vuole però, benedetto Iddio!
A proposito, lo spiegava qualche tempo fa non ricordo più chi, alla presentazione di un suo libro. Diceva: Pensate alla storia di Adamo ed Eva, tutti i giorni la stessa tiritera. Si svegliano e si vogliono tanto bene. Giocano con gli animali del Paradiso e si vogliono tanto bene. Raccolgono i fiorellini del paradiso e si vogliono tanto bene... Una noia infernale! È solo quando viene fuori la faccenda della mela che la narrazione prende vita. Quando – guarda caso – uomo e donna si scoprono diversi. Quando scoprono La Diversità: Bene versus Male, Gioia versus Dolore, eccetera.

Quindi vedi che avevo ragione: siamo proprio tutti diversi, fin dalle nostre stesse origini!

Mi viene in mente un altro esempio. Io vivo nel quartiere San Siro di Milano, tu invece in una favela brasiliana. Sostanzialmente tutti i miei diritti (umani) sono soddisfati, a cominciare da quelli fondamentali: alimentazione, alloggio e abbigliamento. Con te, per usare un eufemismo, la sorte non è stata altrettanto benevola.
Ora però non posso liquidare questo aspetto della questione con i medesimi artifici retorici adottati fin ora perché, anche se provassi a trincerarmi cinicamente dietro al relativismo culturale e ammettere che ad ambienti diversi corrispondono inevitabilmente diritti diversi, comunque la cosa non sarebbe accettabile. In altri termini, se a casa tua è possibile lapidare in piazza un omosessuale, poi però non sperare di cavartela appellandoti al diritto di autodeterminazione.

Una cosa è temere e reagire alla diversità, un’altra è predicare e praticare e la diseguaglianza.

La diversità può anche essere l'elemento scatenante di reazioni negative come la diffidenza, la paura, l'emarginazione, ma resta un valore aggiunto che per esprimere tutte le proprie potenzialità ha solo bisogno di un po' di curiosità e desiderio di conoscenza. Per inciso, qualunque scienziato vi dirà senza esitazione che la bio-diversità è un fattore essenziale per l'evoluzione del nostro mondo.
La diseguaglianza invece è la negazione de facto del diritto a essere tutti uguali, perpetrata a danno dell'altro, scientemente o anche solo per negligenza. È ingiustizia, sopruso, violenza, prevaricazione…
Di questo ovviamente parla la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, non di enzimi, melanina, quote latte, canzoni del Blasco o nuove tecnologie. Lo sappiamo bene tutti, ne parliamo e ne scriviamo un po’ tutti, anche se poi davvero non l’abbiamo mai letta. Ecco un’altra cosa che ci unisce!

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