CV Visual. Sì o no?
Alcune settimane fa ho commentato il post di Valentina Trabalza che ringraziava l’amica Elena Brugnerotto per il lavoro di infografica che vedete qui riprodotto sopra il titolo. Ne è nata un’articolata discussione con numerosi commenti e il coinvolgimento di 26 professionisti provenienti da diverse industry e con diversi background.
Il mio interesse si focalizzava sull’utilità, l’efficacia, il valore aggiunto di CV in formato visuale e avevo espresso alcune perplessità:
- Non contiene dettagli e obbliga comunque a leggere il CV.
- Costringe a fare un passo in più prima di leggere il CV (...e i recruiter hanno solo pochi secondi per ogni candidato).
- Espone al rischio di essere scartato su nessuna base oggettiva (competenze, attitudini, esperienze...) ma soltanto se non piace l'idea o l'impostazione grafica adottata.
- Non è ATS friendly.
Raccolgo qui di seguito, suddivisi in quattro gruppi diversi per orientamento, alcuni spunti di riflessione tratti dai commenti postati.
Commenti contrari
- ...ottimo strumento di presentazione se vuoi farti pubblicità, per un colloquio di lavoro lo vedo un po' confusionario.
- ...sembra un carnevale, mi viene in mente quella citazione che recita: “certe persone sono come i fuochi d'artificio: giochi di luce, un po' di rumore e quando l'esibizione finisce quello che rimane è solo un po di fumo…”
- Un po’ come la copertina di un libro può dire tutto e niente.
Commenti favorevoli
- Il cv deve comunque invogliare il selezionatore a chiamarti per approfondire il tutto a colloquio, questo formato per me è molto efficace.
- ...sono così annoiata dal leggere i soliti CV in formato europeo che [se] mi trovassi davanti questo capolavoro mi prenderei i miei bei 15 minuti per approfondire il profilo.
- Il primo ostacolo di chi invia un CV è spiccare tra le migliaia di altri CV inviati e farsi notare dal recruiter... obiettivo raggiunto mi pare!
- ...in questo sketch notes c'è tutto quel che mi serve per invogliarmi a proseguire con una profonda chiacchierata.
- Normalmente sono da intendersi come "trailer" del cv vero e proprio. Se ti proponi come consulente ha senso perché tendenzialmente ai consulenti, soprattutto se senior, non si chiede di certo il cv!
- ...un curriculum personalizzato fa sempre la sua figura, rispetto ad un anonimo Europass per intenderci. Solo che deve comunque essere facilmente leggibile, oserei dire ergonomico! Però l’idea non è malvagia, anzi.
Commenti “relativisti”
- Non credo assolutamente che questa immagine possa essere sostituiva di un CV, semmai lo integra o lo introduce. Può essere, ad esempio, un contenuto da inserire nel proprio profilo Linkedin per mostrare una sintesi del proprio percorso, un contenuto da condividere sui social per incuriosire (…) ...necessità di coerenza tra questa proposta visiva del CV e il settore di riferimento in cui ci si candida per non farlo diventare ridicolo o dannoso.
- L'uso efficace di un simile strumento dipende da molti fattori, come sempre. Dipende dal tipo di azienda (dal TOV aziendale) a cui lo proponi come copertina del tuo curriculum…
- Il messaggio a me arriva un po' confuso tra quello della professionista che si propone per l'utente privato e quello per l'azienda come libera professionista. (…) E' una forma di presentazione "personale" per una delle 2 finalità che ho indicato prima ma che va mirata in un senso o nell'altro.
- Concordo che è un formato che può non essere il più adatto/indicato per alcune persone, di indole magari più analitica e meno creativa (il cv ritengo debba esprimere anche la persona) e/o per determinate posizioni lavorative (per certi lavori si prediligono formati di cv più lineari e formali).
- La forza del CV, o di qualsiasi mezzo per l'invio di una candidatura, è la coerenza. I CV creativi con le infografiche sono perfetti e fanno breccia su alcune aziende. Per altre sono inutili e dannosi. Se si è alla ricerca di lavoro bisogna avere più frecce possibili al proprio arco. Quindi ben venga il CV, il video CV, la infografica, purché vengano usati nella maniera corretta.
- È un manifesto interessante, di impatto e da utilizzare "cum grano salis" perché sia efficace.
- Dimostra la creatività e la capacità tecnica di una persona. Per delle selezioni dove la computer grafica e la creatività non sono un criterio di selezione è eccessivo. Alla fine credo che sia più probabile che un cv così venga scartato in un normale iter di selezione.
Commenti “psicologici”
- Prima di partire alla ricerca di un lavoro bisogna capire dove ci troviamo e cosa possiamo mettere nella valigia, poi decidere una destinazione mirata, ragionata e motivante, imparare a narrarci, individuare chi ci sta cercando e solo alla fine acquistare il biglietto e partire…
- Lo vedo alla stregua di una Mappa mentale (…) Sintetizza in una sola immagine visiva esperienze e competenze. Se fatto bene, sintetico, e conciso a mio avviso potrebbe aiutare il recruiter ad avere una velocissima visione del candidato senza dover leggere il CV.
- ...provate a disegnare il vostro CV così, troverete il filo rosso del vostro percorso, ricorderete competenze, usate per anni, che avete magari dimenticato di avere e che oggi potrebbe essere utile rispolverare!
- L'immagine grafica è la sintesi di un lavoro pregresso importante.
- …la rappresentazione in questione, accattivante graficamente, sembra la sintesi grafica di un lavoro di Bilancio, una mappa personale, non pensata per promuovere un profilo (non tutti gli HR comprenderebbero certe finezze). (…) Spesso manca la consapevolezza delle proprie competenze e la capacità di descriverle e ciò complica il lavoro degli HR e di [chi] cerca lavoro, i quali, al momento del colloquio non sanno portare esempi di quanto decantato e spesso scopiazzato, nel CV.
- Il primo visual CV che ho creato era su di me, in un momento di cambiamento, avevo bisogno di vedere i pezzi e ricostruire il mio percorso, le esperienze fatte, i traguardi raggiunti. Vedere la propria storia è diverso da leggere una pagina word di esperienze…
Qualche riflessione
Così organizzati, i contributi offrono un’idea abbastanza evidente dei diversi sentiment relativi al tema.
- Pochissimi i commenti contrari che si focalizzano sulla scarsa leggibilità di una soluzione visual tout cour.
- Ben più consistente la presenza di commenti favorevoli che identificano nel CV Visual lo strumento più efficace da un lato per catturare l’attenzione del recruiter, dall’altro per restituire la personalità del candidato e superare, su questo fronte, i limiti innegabili di un curriculum Europass.
- Stessi numeri per i commenti “psicologici” che invece evidenziano l’importanza del visual in primis come strumento di auto-analisi, utile al candidato per comprendere limiti e punti di forza della propria professionalità e di riflesso agevole per il recruiter che vi trova una rappresentazione veloce, sintetica e accattivante delle esperienze, delle competenze e dei traguardi del candidato.
- La categoria infine più corposa è quella dei commenti “relativisti”: i fautori del sì ma cum grano salis, che sottolineano la necessità di calibrare la proposta in base alla posizione, al settore industriale e al Tone Of Voice dell’azienda.
Alla luce dei risultati di questo – per così dire – sondaggio, informale e ben lontano dal volersi definire esaustivo, la conclusione che mi piace trarre è in bilico tra Niccolò Machiavelli (Il fine giustifica i mezzi), Giorgio De Chirico (Un'opera d'arte per divenire immortale deve sempre superare i limiti dell'umano senza preoccuparsi né del buon senso né della logica) e John Elkann (...penso che sia decisivo avere buon senso, analizzare i problemi e non coltivare dottrine).
Fuor di citazioni, candidarsi a un annuncio di lavoro e, alla fine, riuscire a presentasi al colloquio di lavoro, è in tutto e per tutto un vero e proprio lavoro. Un lavoro che, come molti altri oggi, si va facendo sempre più complesso.
- Richiede il maggior numero possibile di mezzi (CV, video CV, infografica, profilo social…).
- Esprime un’idea che cattura l’attenzione e rappresenta personalità e consapevolezza.
- Conclude un attento lavoro di intelligence, rivolto alla job position, all’azienda e all’industry, che si è mosso in maniera trasversale e per cui sono state impiegate competenze specifiche precise, difficili da acquisire se non attraverso l’esperienza diretta – il "Practice makes perfect" degli inglesi che suona assai più motivante del nostro “Sbagliando s’impara”.
Come sempre quindi, una risposta sola non c’è. Non si può mettere un’icona “pollice in su” o “pollice in giù”. Per cui, anche questa volta, sembra inevitabile dover ricorrere a quella parola, tanto cara agli uomini di marketing e che tante volte ha cavato tutti noi d’impaccio: “dipende…”
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