Com’è difficile essere sostenibili

04/04/2022 11:19

Ceno di fretta al KFC di Buenos Aires (inteso come corso, a Milano). Ora di punta, il locale è gremito. Trovo posto in un tavolino vicino al grande contenitore dei rifiuti tipo: "Lascia qui il tuo vassoio". Ripenso a quando, da bambino, la mamma portava a casa il sacchetto di carta con dentro le alette di pollo dal negozio in porta Genova. Allora era solo una rosticceria. I take-away, lo street-food, il delivery e i rider erano ancora ben al di là dal venire. Oggi KFC è diventato uguale a tutti gli altri fast food del mondo. C'è pesino il totem per non fare la fila alla cassa e non parlare con nessuno dei ragazzi, per inciso tutti stranieri, dietro il banco. Guai, mai sia! Tutto "merito" del marketing, della globalizzazione, del diavolo che se lo porti.

Dopo qualche minuto, levo la testa dal fiero pasto e vedo, di spalle, una giovane donna davanti al grande contenitore dei rifiuti tipo: "Lascia qui il tuo vassoio". Indossa una minigonna stretch fosforescente e un paio di zatteroni in pelle sintetica nera con un tacco almeno da 16. Ha l'aria indecisa e ne immagino lo sguardo smarrito davanti alla scelta "Liquidi", "Plastica/Metallo", "Secco/Residuo", "Umido". La vedo piegarsi in avanti, guardare dentro i quattro contenitori, uno dopo l'altro, quindi fare spallucce e rovesciare quanto rimasto sul vassoio dentro uno dei contenitori che sembra aver scelto a caso.

"E cosa pretendi da una vestita così?" Mi domando con un tono in bilico tra il retorico e il sarcastico.

Terminato il mesto pasto, raccatto le mie cose dal tavolino e come tutti gli altri clienti, graditi ospiti del colonnello, mi dirigo anch'io in processione verso il grande contenitore dei rifiuti tipo: "Lascia qui il tuo vassoio". Giro la testa un attimo per controllare di non aver dimenticato nulla. Niente; noto invece a terra alle mie spalle una scia di lumaca, ma non è bava: è grasso. Mi assale un senso di colpa che arriva dritto dritto dagli esiti dei miei recenti esami del sangue. Per fortuna un solerte addetto alle pulizie, anch'egli straniero, fa sparire ogni prova del misfatto nutrizionale con uno straccio vecchio e lurido.

Giunto a destinazione, davanti al grande contenitore dei rifiuti tipo: "Lascia qui il tuo vassoio", vengo anch'io colto da un attimo di esitazione. Ho sempre paura a versare l'avanzo del mio beverone dolce, freddo e gasato (sarà mica una Coca Cola quella lì?!?) dentro una feritoia, così alla cieca, anche se c'è sopra l'etichetta "Liquidi". Immagino che da sotto cominci a sgorgare 'sta roba nera e appiccicaticcia e io che non so come contenere l'esondazione. Per cui, come ogni volta, prima ci guardo dentro. Vedo di tutto, tranne che liquidi, naturalmente: avanzi di cibo, bicchieri e tovaglioli di carta, le confezioni di plastica delle salsine, lattine di birra, scontrini e anche un pacchetto di sigarette accartocciato. Nei contenitori successivi scopro la stessa incuria: avanzi di cibo, bicchieri e tovaglioli di carta, eccetera. Allora capisco: le spallucce non erano un "Chi se ne frega", quanto piuttosto un "Eh, vabbè. Ormai...". E mi vergogno di aver giudicato pregiudizialmente la signorina di poco fa, solo perché aveva scelto un outfit un po' appariscente per la sua serata. "Ormai il sacco è contaminato – avrà pensato Miss Eleganza –, che ci sto attenta a fare?" E come biasimarla.

 

L’impresa e il cliente

Però comprendo anche di aver assistito a un vero e proprio gesto emblematico. A una piccola grande storia, la cui morale si può raccontare con una facile metafora. La transizione ecologica è un cammino da compiere in due: impresa e mercato. Un cammino da compiere in due e da compiersi assieme.

Da una parte l'impresa,

  • che si impegna ad adottare un approccio sostenibile e nuovi modelli e strategie di business responsabile, che coinvolgono tecnologia, materiali e comportamenti, processi e metodologie.
  • Un'impresa che si impegna a compiere scelte responsabili in grado di produrre un impatto positivo sulla società e sull'ambiente, per aprire nuovi scenari di ecosostenibilità e cogliere le promettenti opportunità che traggono vantaggio proprio da questo cambiamento.
  • Un’impresa che si impegna in una corretta alfabetizzazione del proprio cliente, che lo aiuta, passo dopo passo, a compiere il cammino della transizione ecologica attraverso il cambiamento delle proprie abitudini di acquisto e del proprio stile di vita.

Guardo il grande contenitore dei rifiuti tipo: "Lascia qui il tuo vassoio" e penso: forse sagomare le feritoie per allontanare la tentazione di rovesciarci dentro la qualsiasi tutta assieme, potrebbe essere un’idea.

Dall'altra c’è il cliente che, esposto su numerosi diversi fronti, assume un ruolo altrettanto importante perché si impegna:

  • ad agire secondo principi che mettono ai primi posti nelle scelte la sostenibilità, i temi di economia circolare e tutte le tendenze eco-friendly.
  • A lasciar scorrere libera in ogni direzione l'onda verde destinata a rinnovare, come abbiamo già visto, le abitudini di acquisto e gli stili di vita.
  • A portare al centro del dibattito sociale pubblico, e quindi di conseguenza privato e istituzionale, il progetto Green.
  • A considerare il costo come una variabile coerente con il grande obbiettivo ecologico e solidale. Quindi a premiare i brand che adottano e sanno comunicare questo impegno per la sostenibilità, questa responsabilità sociale, ambientale e di trasparenza.

Guardo il grande contenitore dei rifiuti tipo: "Lascia qui il tuo vassoio" e penso a quanto tempo si perde – in un’ottica di fast food, naturalmente – a separare l’avanzo di pseudo Coca Cola dall’avanzo di patatine fritte ormai fredde. A dividere il bicchierone di cartoncino della suddetta pseudo Coca Cola dal coperchio del suddetto bicchierone che invece è di plastica. A mettere la scatola del “bucket” di qua ma le scatoline delle salsine di là. E le sigarette? La plastichina da una parte e il pacchetto dall’altra. Sì, ma il foglietto argentato? Il mistero si fa fitto e profondo...

 

Condividere gli obbiettivi

Insieme, e soltanto insieme, impresa e mercato possono rendere il sistema virtuoso perché un futuro sostenibile passa anche attraverso un nuovo modello produttivo ed economico (forse contrario all'idea stessa di fast food, ma questo è un altro problema). Ora abbiamo bisogno di un attività di engagement mirata e basata sulla condivisione degli obiettivi che vada a sollecitare, ancora una volta, sia l'impresa che il mercato. Due partner strategici che lavorano sì agli estremi della filiera e della catena di produzione del valore, ma partecipano a una visione di cambiamento che aspira alla sostenibilità e promuove un progetto di benessere.

 

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