Candidature con un click, ma attenzione all’ATS
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Quando cercavamo lavoro nell’era analogica, aspettavamo il venerdì e il Corriere della Sera che pubblicava gli annunci. Scrivevamo il curriculum e la lettera di presentazione con la macchina da scrivere e spedivamo tutto in una busta con il francobollo a un indirizzo di fermo posta tipo Corriere 123AZ.
Oggi è tutto più facile: basta un click. In realtà, oggi basta un click un po’ per tutto: per prenotare una stanza d’albergo all’altro capo del mondo, per chiedere un finanziamento in 48 ore, per entrare nel magico mondo di PincoPallo e quindi anche per rispondere a un inserzione di lavoro.
Cambi il job title nel CV, la data nella lettera e mandi il tutto a un indirizzo mail, con un semplice click appunto.
Sì, è vero: la posizione ricercata non è esattamente in linea con il tuo profilo, né le tue esperienze soddisfano con troppa precisione i requisiti indicati, né ancora il tuo percorso professionale è compatibile con le competenze richieste dalla job description. Ma tu non stai lì tanto a preoccuparti: spari nel mucchio, peschi a strascico e ti candidi a pioggia. Se va bene, bene. Sennò – pensi – mi scartano e buona notte. Tanto ci hai perso un minuto e poi, come si dice: coi tempi che corrono ogni scoglio è porto. Non è che si può andare troppo per il sottile!
Certo però che se rispondi alle inserzioni così alla carlona, allora te lo meriti proprio di trovare dall’altra parte una persona che valuta la tua candidatura altrettanto alla carlona. Anzi, spesso non c’è nemmeno una persona, ma direttamente una macchina, un Applicant Tracking System (il famigerato ATS), incaricato di fare la prima scrematura grezza.
Problema n.1: pochi istanti di attenzione
Questi ATS però devono ancora affinare molto la loro capacità di interpretare i CV. Incontrano particolari difficoltà specialmente con i curricula più personali, con quelli cioè realizzati in maniera più, diciamo, creativa. Proprio quelli che, secondo una certa scuola, sarebbero invece da preferire, perché in grado di attirare fin dal primo istante l’attenzione dei recruiter. Costoro infatti, come è noto a tutti, di istanti da dedicare a ogni singolo CV ne hanno davvero pochi perché per ogni singola ricerca ricevono un numero esagerato di risposte. Tanto basta un click.
Problema n.2: chi c’è dall’altra parte?
Quando prepari una candidatura non sai:
- se dall’altra parte c’è una persona che saprà valutare l’impegno speso nel preparare la risposta a quel preciso annuncio (l’aderenza delle tue competenze alla posizione, la scelta delle parole chiave per il curriculum, la coerenza tra il tono della tua lettera di presentazione e il linguaggio dell’azienda, ecc.);
- se dall’altra parte c’è un professionista in grado di apprezzare la creatività che hai sviluppato per dare al tuo CV una veste grafica d’impatto, pur conservando un alto fattore di leggibilità;
- oppure se dall’altra parte c’è soltanto uno stolto ATS che, ignaro di tutto, ti scarta soltanto perché non è capace di leggere il tuo curriculum. Un’intelligenza artificiale che preferisce, per così dire, documenti piani, font senza grazie, solo grassetti e corsivi, niente colonne o tabelle, né caratteri speciali, icone o immagini, a dispetto di quanto insegna quella certa scuola a cui abbiamo appena accennato.
«Eh no – interviene il solerte recruiter –. Se un CV è scritto bene, l’ATS non lo scarta.»
Ah sì? Potresti rispondere e poi chiedere: Ma te sei mai andato a rivedere se nel mucchio delle candidature cestinate in primissima battuta dal tuo ATS ce n’è scappata dentro una magari buona? No, certamente no. Hai ingaggiato a bella posta una macchina per fare quella parte del tuo mestiere che però, a onor del vero dobbiamo ammettere, è una vera e propria rogna. E poi, sono sempre così tanti!
Problema n.3: una nota personale
Se gli ATS funzionano come gli algoritmi di LinkedIn, che scelgono per me – Corrado Calza – stage o posizioni junior, allora la situazione è davvero critica. Quando mi sono iscritto, non ho mentito sulla mia data di nascita, quindi LinkedIn sa benissimo che ho 55 anni!
Una questione di qualità
Certo, la tentazione è forte: basta un click, come dicevamo, per rispondere a tutte le inserzioni che più o meno potrebbero anche solo lontanamente interessarti. O la va o la spacca e magari, colpo di fortuna, finisce che ti va bene e ti chiamano davvero, che ne sai? Quando hai a che fare con le macchine è tutto un terno al lotto. Tanto, non è che fai perdere tempo a nessuno: nel 90% dei casi dall’altra parte c’è un ATS, quindi…
Un comodo alibi che però contribuisce ad abbassare la qualità delle candidature da una parte e dall’altra obbliga i recruiter ad affidarsi a un sistema automatico, che come sappiamo non va troppo per il sottile, solo per difendersi dal numero spropositato di CV inviati, molti dei quali inoltre off-topic. Un circolo vizioso che non porta da nessuna parte e da cui sarebbe il caso di restare a distanza.
Buoni propositi per la nuova stagione
- Chi cerca lavoro si impegni a inoltrare candidature più focalizzate, sia nella scelta delle inserzioni, sia nella redazione dei documenti.
- Chi programma gli ATS si ingegni a sviluppare algoritmi più intelligenti, che non vadano in confusione davanti alla prima tabella.
- Chi cerca personale… Beh, chi cerca personale ha, come si dice, il coltello dalla parte del manico, ma ciò non lo esime da fare bene il proprio mestiere e a usare la tecnologia cum grano salis.
Buon lavoro a tutti allora, da qualunque parte della barricata voi siate.
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