Buon senso digitale?
A casa di un amico, tornato single di recente, chiedo di poter guardare sul suo PC la mia posta. Apro il browser e noto nella barra dei preferiti il collegamento a Badoo.
Per carità, mi dice l'amico con mal celato orrore nella voce, è un covo di squilibrate! Mi sono cancellato ma continuo a ricevere posta.
Sul tuo indirizzo Mail privato? Gli domando. Non ne hai creato uno “fuffa”, dedicato?
No, mi risponde, io non sono esperto in queste cose.
Mi trattengo a stento dal mangiarmelo vivo e ripenso a quando, al Gazzettino Padano qualche tempo fa, ho sentito la notizia di un giovane rapinatore identificato e arrestato grazie alle immagini delle telecamere di sicurezza confrontate con le foto postate sul suo profilo Facebook, dove indossava lo stesso giubbotto. Complimentoni!
Ok, i presupposti per aprire il consueto dibattito sull'educazione digitale ci sono tutti. Ma adesso no, vi prego. Non ricordatemi le parole del nostro sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che, ritrattando i contenuti di una direttiva del 2007 ha dichiarato: “...stiamo costruendo la scuola del futuro che non potrà non avere anche smartphone e tablet in classe”. E men che meno voglio sentir parlare di Buona Scuola e di "innovazione del sistema scolastico", di "rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente, che chiede sempre più agilità mentale, competenze trasversali e un ruolo più attivo dei giovani", di "dimensione (…) epistemologia e culturale" o di "sviluppare competenze per la vita" (virgolettati tratti dal PNSD, il Piano Nazionale Scuola Digitale presentato dal MIUR, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca). A mio avviso è solo una questione di buon senso. Né digitale, né analogico: buon senso e basta! Buon senso punto-zero; buon senso entry level.
Prima di Badoo, l'esperto linguista che pubblicava sulle riviste specializzate annunci alla ricerca di piacevoli momenti di sano divertimento senza complicazioni (astenersi perditempo e mercenarie) indicava un fermo posta e non il proprio indirizzo di casa! Successivamente un numero di cellulare, ma un altro, non quello che dava alla moglie, alla fidanzata, agli amici, ai colleghi eccetera.
Così come non è indispensabile una laurea in nuove tecnologie per capire che postare dettagliati resoconti delle proprie notti alcoliche, senza limitarne l'accesso se non ai propri amici, potrebbe alla lunga rivelarsi controproducente: c'è sempre l'eventualità che un domani vengano a vederli anche potenziali clienti o datori di lavoro.
Buon senso, solo buon senso. Quello stesso buon senso che d'estate ci dice di bere molta acqua, consumare cibi leggeri, mangiare frutta e verdura e di non uscire nelle ore più calde. Ma se poi il telegiornale continua a riproporci ogni anno lo stesso servizio con gli stessi consigli per resistere ai giorni di maggiore afa, senza che ciò scateni una sanguinosa rivolta tra i telespettatori ormai esasperati, allora vuol dire che ce lo meritiamo. Evidentemente il MIUR ci sopravvaluta: è triste ammetterlo ma c'è davvero ancora tanto bisogno di lezioni di buon senso. E buon senso tout court, ancor prima che analogico o digitale.
E, per concludere, non postate sul vostro profilo Fb un minuzioso programma delle vacanze prima della partenza, né sul messaggio della vostra segreteria telefonica invitate a richiamare dopo una certa data perché siete in ferie. Lo sconsigliava l'altro giorno anche il comandante Pinco Pallo della Questura di Vattelappesca al radiogiornale di mamma Rai.