#BulletsForFuture

Sulla scia dei tanti hashtag Qualcosa For Future e dei numerosi spin-off prodotti nel tempo, ho deciso di creare anch'io un mio hashtag sul tema: #BulletsForFuture, sotto il cui ombrello raccogliere alcune considerazioni che ho letto e ascoltato di recente riferite alla questione del nostro “future”, lontane dall'insieme delle questioni ambientali della sostenibilità, dell'economia circolare, delle energie rinnovabili eccetera.
Adotto anch'io il termine “future” perché, nella sua genericità, si presta bene a essere declinato in forme capaci di interpretare molte diverse situazioni. “Future” può essere innovazione, cambiamento, ripresa, restyling, riqualificazione o reskilling, rinascita o ripartenza, vision eccetera, a seconda delle fattispecie e delle contingenze.
In pratica, qui sotto troverete un breve elenco puntato di idee, di semplici e sintetiche note, suddivise in cinque macro aree di interesse, che condivido come spunti di riflessione, in primis sul piano professionale, ma per alcuni forse anche personale (quindi in termini di Personal Reberanding).

La massa critica

Il nostro “futuro” si poggia sul rafforzamento della massa critica.

• Costruisce una rete, ecosistema di partnership per innescare progetti condivisi e fornire la base per un allargamento del perimento degli interventi.
• Considera la smaterializzazione dell’ambiente come una leva per ricomporre la frammentazione dell’apparato decisionale e produttivo.
• Supera la logica conflittuale e considera il “futuro” un elemento di interesse pubblico, ancor prima che strategico.

La filiera corta

Il nostro “futuro” dà il suo meglio con una filiera corta.

• Che riduce le perdite e aumenta l’efficienza nei processi.
• Che favorisce la distribuzione e la messa a fattor comune dei benefici organizzativi.
• Che efficienta lo sforzo complessivo per coniugare locale e centrale.

Il progresso tecnologico

Nel nostro “futuro”, il progresso tecnologico, come dice Kranzberg, non è “indifferente”.

• Coinvolge tanto i processi quanto, a monte, anche i modelli di business.
• Permette di accantonare l'idea di ottimizzazione in favore del più fecondo concetto di trasformazione del business.
• Prevede un approccio strutturato e una gestione integrata.

Il fattore culturale

Nel nostro “futuro” il fattore culturale è un acceleratore della trasformazione.

• La collettività è consapevole del proprio ruolo e della propria importanza, in ogni suo individuo.
• L'impresa è parte attiva nel creare un ambiente in grado di eliminare i freni di carattere strutturale e di spezzare il circolo vizioso delle resistenze generate da elementi culturali e sociali.
• La comunicazione sposta il focus dalle grandi promesse, dai valori e dalle visioni alle buone pratiche, per incentivare di riflesso comportamenti virtuosi e responsabili nei destinatari dei messaggi.

Il sistema amministrativo pubblico

Nel nostro “futuro” il sistema amministrativo pubblico si libera di molte cattive abitudini del presente.

• Combatte la transitorietà, l'instabilità e la discontinuità organizzativa interna.
• Stabilisce confini chiari alle diverse competenze così da garantire rapidità, coerenza e determinazione alle scelte e ai comportamenti.
• Si assume il costo politico di scelte impopolari.

Non abbiamo alternativa

Il nostro “futuro” non è facile, se lo fosse l’avremmo già realizzato. Ma è l’unica strada. È una questione di quando e non di se. I dettagli da tenere in considerazione, come abbiamo visto, sono però davvero numerosi e questi nella mia lista probabilmente nemmeno i più rilevanti, ma certamente quelli a cui sono in qualche maniera più sensibile, sempre a prescindere dalle tematiche "green".
A scanso di equivoci comunque, io ho seguito il prezioso consiglio del Re di Cuori in Alice nel Paese delle Meraviglie e ho preso appunti, sennò finisce che, quando ne ho bisogno, qualcosa me la dimentico.

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