Affogare nel footage

28/05/2018 15:37

Ieri ho accompagnato l'amico D. e le sue due figlie (3 e 5 anni) al parco giochi nel Chicco Village di Grandate, appena fuori Milano. Se non altro ero curioso di vedere come è organizzato uno spazio simile e come viene gestito.

Non avevo nemmeno ancora visto, in diretta dal vivo, un padre divorziato in libera uscita con le proprie figlie, armato di smartphone. Nulla di inatteso, s'intende: il pomeriggio si è trasformato in un ininterrotto flusso di contenuti in formato mp4 dedicato alle due bambine che giocano nelle palline, che rotolano giù dallo scivolo o che prendono un trenino tipo bruco-mela. Guardo l'amico e ricordo le mie lezioni di storia dell’arte. Ciò che vedo è puro situazionismo: l’esaltazione della vita reale, contrapposta alle fantasie oniriche care invece ai surrealisti.

Parte di quelle registrazioni è stata ovviamente condivisa sui Social in tempo reale, ma il resto verrà conservato gelosamente, per tutti i secoli dei secoli, a imperitura memoria, intatto dentro la cartella "Video" del telefonino, giorno dopo giorno, sempre più in fondo nella cronologia.

Se per i più giovani è pane quotidiano questa società resa tecnologica da una tecnologia sempre più sociale, per noi adulti invece tutto è come una seconda lingua. Un modo di comunicare che ci vede inevitabilmente meno spontanei ma che dovrebbe quantomeno trovarci più consapevoli. (Faccio mio un pensiero di Giovanni Lo Storto, Direttore Generale della LUISS Guido Carli di Roma). Però l’entusiasmo ci frega. Oggi come allora, quando invitavamo gli amici a interminabili e tediose serate in cui si guardavano le diapositive (poi i "filmini") dell'ultimo nostro viaggio più o meno esotico.

Per fortuna ogni tanto 'sti telefonini danno fuori da matto, smettono di funzionare e allora il tecnico (con o senza occhi a mandorla) sentenzia: "Prima cosa, bisogna liberare spazio nella memoria". Già, meno male.

 

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