7 micro storie green

20/12/2021 10:53

La pandemia, con la sua coda lunga, sta imprimendo una forte spinta al processo di innovazione del sistema economico globale. Un fenomeno che ci ha preso tutti di sorpresa e alla sprovvista e che ci vede reagire in ordine sparso, lungo le direttrici più disparate: entusiasmo, compromesso, contraddizione, prudenza, malafede, ipocrisia, paradosso...

 

Storia n.1: Lo startupper

Gianfranco G. è un giovane e agguerrito startupper a capo di un progetto innovativo. Ha sposato in toto la causa ESG. La sua mission è fondare un’impresa orientata a dare un contributo alla transizione e generare un impatto sociale, ambientale e culturale positivo sulla collettività. Racconta così la sua vision: «Creiamo un ecosistema sostenibile e la sostenibilità diventerà il nostro ecosistema!» Considera l'impresa un organizzazione interdipendente che prospera solo se, in una sorta di virtuoso effetto domino, prosperano anche gli altri elementi del sistema.

 

Storia n.2: La milanese

Silvana C. è una donna manager dalla carriera in forte ascesa. Soffre della cosiddetta “sindrome del milanese” per cui essere sempre di corsa è qualcosa di cui vantarsi. La sua colazione consiste solo in un caffè, che si prepara con la macchina del Nespresso, perché, dice: «...È più veloce rispetto alla moka.» A chi le fa notare come generare un rifiuto per ogni tazzina di caffè bevuta sia poco rispettoso per l’ambiente, lei risponde che tanto usa capsule compostabili e poi scappa ché c’ha una riunione.

 

Storia n.3: Il “cumenda”

Giancarlo B., fresco di cavalierato del lavoro, è il prototipo del “cumenda” brianzolo, con la “fabrichetta” e la moglie che va al “süper” con la 911. «La gente – dice – se ne sbatte i coglioni di quella roba lì. Sceglie la cosa che le è più comoda, che se poi è anche riciclabile tanto meglio, sennò fa niente.» È completamente sordo ai segnali che provengono dal mercato, come alle norme e alle iniziative del legislatore in materia, che continuano ad incalzare. Liquida ogni proposta con una sola parola: “stronzate”.

 

Storia n.4: Ms Hide

Natalia M. vive a Chilometro Zero. Abita in una città del Centro Italia, usa sempre la bicicletta, fa la spesa nei mercati rionali e, appena può, raggiunge una fattoria fuori porta dove, tra galline, mucche e maiali, si sente finalmente davvero una consumatrice consapevole. Natalia però ha un segreto e quando la gola chiama, prende la macchina, guida fino a un paese più lontano dove nessuno la conosce, e di soppiatto entra nella premiata pasticceria “Solo DOP”. Qui soddisfa la sua voglia con una delle sue specialità preferite a base di pistacchio verde di Bronte o di nocciola Tonda Gentile delle Langhe o di mele della Val di Non. «Ah, che modo triste sarebbe – pensa – se tutti fossero davvero a Chilometro Zero come me.»

 

Storia n.5: Mr Greenwashing

Mauro A. è il titolare di una piccola ma importante impresa manifatturiera del nostro industrioso Nord Est. Ha deciso di affrontare le questioni Green sotto un profilo squisitamente di marketing, senza intraprendere alcuna azione concreta a favore della sostenibilità del proprio modello di business. Ha ingaggiato un consulente alla comunicazione con l’incarico di sviluppare lo storytelling, il rebranding, una nuova webstrategy… Quando sente parlare di rischio reputazionale, risponde alzando un sopracciglio e si produce in uno dei suoi proverbiali sguardi ammiccanti e complici, come a dire: «Dai, che lo sai bene anche te come funzionano certe cose.»

 

Storia n.6: Il viaggiatore

Gianluca W. è l’alto dirigente di un franchising in ambito servizi ai privati. Viaggia molto su tutto il territorio nazionale perché ha frequenti contatti con i franchisee, i fornitori, i clienti e tutto l’indotto. «Io sono sensibile alle questioni dell’impatto ambientale – dice –. Specialmente alla mobilità, al trasporto e alla logistica, fattori chiave nel nostro settore. Ma ho anche bisogno di una macchina di una certa “importanza”, non posso certo andare in giro con un’utilitaria. Non so se mi spiego…» Quindi ha comprato un SUV, ma lo ha comprato ibrido.

 

Storia n.7: La motivatrice

Silvia S. e l’AD della sede italiana di una società nord europea. Attende con apprensione le linee guida per la transizione sostenibile indicate dalla casa madre, che lei dovrà implementare sul territorio nazionale. «Signori – ha spiegato all’ultimo CdA –, passiamo da un “Nice to have” a un “Must have”. Ci chiederanno di investire nel cambiamento. Soluzioni concrete e credibili, azioni in grado di produrre risultati reali e misurabili. Uno forzo trasversale di riprogrammazione: dalle materie prime ecocompatibili, attraverso processi produttivi a basso impatto ambientale, quindi anche utilizzando energie Verdi, fino a un concreto impegno per la crescita inclusiva. Sarò sincera: sono preoccupata ma al tempo stesso stimolata dalla sfida che ci si prospetta, per poter essere tra coloro che beneficiano dell'innovazione e non tra chi invece ne è vittima.»

 

Tra l’incudine e il martello

Da una parte quindi l’opinione pubblica, e di riflesso il mercato, che mostrano una crescente attenzione e sensibilità ai valori Green, facendo della sostenibilità un elemento di primaria importanza per la domanda e la scelta.
Dall’altra invece il sistema produttivo che ancora fatica a considerare la transizione green non più come un fattore di rallentamento ma come un’occasione di ripresa per un’economia stagnante già da troppi anni e già da ben prima del Covid.
Tra i due, appesa nel bel mezzo dell’universo, la nostra piccola pallotta di fango. Tirata per la giacchetta, ora dall’uno, ora dall’altro, attende esausta di capire se e quando smettere di reagire con la violenza dei disperati ai soprusi che l’umanità le infligge, tutti i giorni, ogni ora, ogni minuto.

 

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